Addio a Uderzo inventò Asterix
È morto Uderzo: ha creato un mito (non solo francese)
PARIGI «Per strada non mi riconoscono. Potrei passare dietro a un manifesto attaccato a un muro senza scollarlo. I personaggi possono diventare dei miti ma non noi, i loro padri», diceva senza rammarico Albert Uderzo, che assieme a René Goscinny creò la saga di Asterix, venduta (370 milioni di album) e tradotta (111 tra lingue e dialetti) in tutto il mondo. Uderzo è morto nella notte tra lunedì e martedì nella sua villa di Neuilly, alle porte di Parigi, per un arresto cardiaco non legato all’epidemia di coronavirus. Aveva 92 anni, molti dei quali passati da uomo ricco e semplice, sorridente e inguaribilmente timido, amante della vita e delle Ferrari (ne ha avute una ventina in garage) ma quasi vergognandosene. Riservatezza istintiva da umili origini, più che studiata eleganza borghese.
«Sono nato in Francia da genitori italiani, mi sono sempre sentito francese e italiano assieme — ha raccontato qualche anno fa alla Lettura del Corriere della Sera —. Dopo la guerra, a vent’anni, il mio primo viaggio è stato in Veneto, a trovare i parenti di mio padre Silvio. Mia madre Iria invece era di La Spezia, lavorava all’arsenale militare come tutti gli spezzini di allora, e si conobbero lì. Papà era un cavaliere di artiglieria, si era ferito e stava passando la convalescenza a La Spezia. Un giorno, davanti a lui, c’era un soldato che non riusciva a montare a cavallo, l’animale era imbizzarrito. Lui si fece avanti, montò e sparì galoppando a tutta velocità verso le montagne vicine. Tornò poco dopo, il cavallo era domato. Mia madre s’innamorò».
Gli Uderzo arrivarono in Francia dall’italia quando già avevano due figli, nel 1922, e Albert nacque cinque anni dopo. Cominciò a disegnare da bambino, «mio papà era abbonato al Corriere della Sera e alla Domenica del Corriere, ricordo che guardavo ammirato le illustrazioni di Beltrame». Da ragazzo cominciò a guadagnare qualche soldo facendo l’illustratore per France Dimanche — «mi facevano disegnare per risparmiare, quando non potevano mandare un fotografo, ma così ho potuto ritrarre Coppi e Bartali» — e a un certo punto rischiò di accettare gli inviti del fratello meccanico che aveva bisogno di aiuto in officina.
Per fortuna invece un agente belga propose a Uderzo di trasferirsi per qualche tempo a Bruxelles e quella fu la svolta: conobbe Goscinny, che sarebbe diventato suo grande amico e lo sceneggiatore di Asterix. «La nostra collaborazione è nata in fretta, ma non sospettavamo che avremmo creato qualcosa di formidabile. Per anni abbiamo fatto la gavetta, ma non ci importava troppo, la cosa essenziale è sempre stata creare delle belle storie che piacessero a noi, in primo luogo: tutto quel che volevamo era essere soddisfatti del nostro lavoro». Goscinny è scomparso a soli 51 anni nel 1977, per un attacco cardiaco durante un test sotto sforzo. «Quando ho saputo che era morto, sono rimasto immobile per ore. Non riuscivo a farmene una ragione». Uderzo e Goscinny hanno creato un’icona pop della Francia, Asterix, evocato come simbolo di quella caparbietà francese di restare diversi, senza piegarsi agli antichi Romani o agli studios hollywoodiani. «Quello è stato un valore politico aggiunto dopo, io e Goscinny avevamo l’intento opposto. Prima di tutto eravamo grati ai romani per aver civilizzato la Gallia. Hanno detto che facevamo l’apologia di De Gaulle, arrivato al potere appena un anno prima la nascita di Asterix, nel 1958. Ma non è vero, ci prendevamo gioco innanzitutto dello sciovinismo dei francesi, di questo carattere nazionale per cui un francese all’estero, ovunque si trovi, dirà comunque: “Bello, ma non vale gli Champs Élysées”».
Successo planetario Con Goscinny creò la saga dei guerrieri Galli venduta e tradotta in tutto il mondo