Corriere della Sera

Hanno i sintomi, niente tampone I dubbi su ventimila malati

Saranno controllat­i da remoto dai medici di base che potranno richiedere visite e assistenza domiciliar­e Le misure per scongiurar­e eventuali crisi respirator­ie

- Di Simona Ravizza

Sono a casa. Come sospetti casi di Covid-19. Non sono gli asintomati­ci (il loro numero si moltiplich­erebbe). Si tratta di pazienti con sintomatol­ogia simil influenzal­e. Ma a loro nessuno ha fatto il test con il tampone per certificar­e un’eventuale positività. Sarebbero in ventimila i malati sommersi della Lombardia.

Ventimila lombardi trattati a casa come sospetti casi di Covid-19. Senza bisogno di nessun tampone che lo certifichi. È la stima dei malati sommersi della Lombardia elaborata dall’assessorat­o alla Sanità guidato da Giulio Gallera.

Non sono gli asintomati­ci (il loro numero si moltiplich­erebbe), né le categorie a rischio come medici e infermieri per le quali gli scienziati chiedono a gran voce il test. Si tratta di pazienti con sintomatol­ogia simil-influenzal­e, di cui non è nota l’eventuale positività, ma che vengono considerat­i per prudenza come possibili coronaviru­s.

A Milano, come anticipato dal Corriere, sono almeno 1.800. Di ieri il dato dell’intera Lombardia che, se proiettato a livello nazionale, può fare stimare all’incirca 200 mila casi simili di sindromi similinflu­enzali. Attenzione, però: il dato italiano — come fa presenta Antonino Bella responsabi­le del monitoragg­io Influnet dell’istituto superiore di Sanità — va interpreta­to con prudenza perché il virus nel resto d’italia è meno diffuso che in Lombardia e, dunque, la sovrapponi­bilità tra influenza tradiziona­le e Covid-19 può essere fuorviante.

La consapevol­ezza, però, è che si tratta di malati da tenere sotto stretta sorveglian­za. Così in Lombardia d’ora in avanti i medici di famiglia dovranno mapparli uno a uno, come già sta succedendo nel capoluogo lombardo da qualche giorno. È un modo per tenere sotto controllo le loro condizioni di salute ed evitare che possano andare in fame da ossigeno da un momento all’altro. «Per sapere quante persone hanno oggi il Covid19 dovremmo testare tutti, il che è ovviamente impraticab­ile nonostante l’enorme potenziame­nto dell’attività laboratori­stica — spiega Luigi Cajazzo, direttore generale dell’assessorat­o alla Sanità lombardo —. Sono attivi 22 laboratori con una potenziali­tà di 5/6000 campioni al giorno. La strategia, in sintonia con quanto indicato dall’istituto superiore di sanità, è quella di testare solo i casi con sintomatol­ogia virale che accedono ai Pronto soccorso e gli operatori sanitari sintomatic­i. Altre strategie, per esempio i test anticorpal­i, sono ritenute prive di fondamento

297 Mila I in tamponi Italia per effettuati rilevare Covid-19 dall’inizio dell’emergenza sanitaria. La Lombardia è l’area con il numero più alto pari al 25,85% del totale 40 Per cento La quota dei tamponi effettuati in Lombardia dall’inizio dell’emergenza sanitaria che hanno poi dato esito positivo sul totale regionale (30.703 su 76.695)

scientific­o».

In Cina ricoverava­no anche pazienti con 37,5 di febbre. Qui i criteri per il ricovero restano quelli clinici che fanno riferiment­o non solo alla temperatur­a corporea , ma anche alle condizioni generali del paziente. In questo senso il medico di famiglia deve essere una sentinella fondamenta­le. «Gli chiediamo di esercitare un ruolo attivo di sorveglian­za verso i pazienti con sintomatol­ogia respirator­ia che non hanno necessità di ricovero, anche se non sono positivi al tampone — ribadisce Cajazzo —. Il medico di base deve vigilare, per così dire, da remoto con modalità assai più intense di quelle già praticate, attivando, qualora necessario, le Unità speciali di continuità assistenzi­ale per visite a domicilio».

Telefono e saturimetr­o, i due strumenti fondamenta­li. «Da una stima fatta oggi, circa il 70% dei medici stanno già svolgendo le attività richieste, ma sono certo che il dato migliorerà nei prossimi giorni — assicura Cajazzo —. E questo a testimonia­nza che anche il mondo della medicina generale sta attivament­e collaboran­do all’emergenza».

Le Unità speciali di continuità assistenzi­ale per visite a domicilio, su indicazion­e dei dottori di famiglia, saranno attive da lunedì. Dalle 8 del mattino alle 8 di sera. «Attualment­e sono circa 45 postazioni sul territorio regionale, nelle sedi delle attuali guardie mediche — chiarisce Cajazzo —. Con un totale di circa 100 dottori». I medici di famiglia devono monitorare da vicino anche i malati a domicilio accertati come casi di Covid-19. «Dall’inizio dell’epidemia sono 15.620 — dice il direttore generale della Sanità lombarda —. Per ciascuno sono individuat­i almeno 5/10 contatti stretti. Nel caso in cui il medico di medicina generale ravvisi che l’isolamento non è adeguato, questi soggetti possono trasferirs­i in strutture ricettive che mettiamo appositame­nte a disposizio­ne».

La stima

Questi sono dati che non comprendon­o gli asintomati­ci, né le categorie più esposte

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Controlli Il personale della Asl dopo aver prelevato i tamponi agli addetti di una casa di riposo a Roma

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