Hanno i sintomi, niente tampone I dubbi su ventimila malati
Saranno controllati da remoto dai medici di base che potranno richiedere visite e assistenza domiciliare Le misure per scongiurare eventuali crisi respiratorie
Sono a casa. Come sospetti casi di Covid-19. Non sono gli asintomatici (il loro numero si moltiplicherebbe). Si tratta di pazienti con sintomatologia simil influenzale. Ma a loro nessuno ha fatto il test con il tampone per certificare un’eventuale positività. Sarebbero in ventimila i malati sommersi della Lombardia.
Ventimila lombardi trattati a casa come sospetti casi di Covid-19. Senza bisogno di nessun tampone che lo certifichi. È la stima dei malati sommersi della Lombardia elaborata dall’assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera.
Non sono gli asintomatici (il loro numero si moltiplicherebbe), né le categorie a rischio come medici e infermieri per le quali gli scienziati chiedono a gran voce il test. Si tratta di pazienti con sintomatologia simil-influenzale, di cui non è nota l’eventuale positività, ma che vengono considerati per prudenza come possibili coronavirus.
A Milano, come anticipato dal Corriere, sono almeno 1.800. Di ieri il dato dell’intera Lombardia che, se proiettato a livello nazionale, può fare stimare all’incirca 200 mila casi simili di sindromi similinfluenzali. Attenzione, però: il dato italiano — come fa presenta Antonino Bella responsabile del monitoraggio Influnet dell’istituto superiore di Sanità — va interpretato con prudenza perché il virus nel resto d’italia è meno diffuso che in Lombardia e, dunque, la sovrapponibilità tra influenza tradizionale e Covid-19 può essere fuorviante.
La consapevolezza, però, è che si tratta di malati da tenere sotto stretta sorveglianza. Così in Lombardia d’ora in avanti i medici di famiglia dovranno mapparli uno a uno, come già sta succedendo nel capoluogo lombardo da qualche giorno. È un modo per tenere sotto controllo le loro condizioni di salute ed evitare che possano andare in fame da ossigeno da un momento all’altro. «Per sapere quante persone hanno oggi il Covid19 dovremmo testare tutti, il che è ovviamente impraticabile nonostante l’enorme potenziamento dell’attività laboratoristica — spiega Luigi Cajazzo, direttore generale dell’assessorato alla Sanità lombardo —. Sono attivi 22 laboratori con una potenzialità di 5/6000 campioni al giorno. La strategia, in sintonia con quanto indicato dall’istituto superiore di sanità, è quella di testare solo i casi con sintomatologia virale che accedono ai Pronto soccorso e gli operatori sanitari sintomatici. Altre strategie, per esempio i test anticorpali, sono ritenute prive di fondamento
297 Mila I in tamponi Italia per effettuati rilevare Covid-19 dall’inizio dell’emergenza sanitaria. La Lombardia è l’area con il numero più alto pari al 25,85% del totale 40 Per cento La quota dei tamponi effettuati in Lombardia dall’inizio dell’emergenza sanitaria che hanno poi dato esito positivo sul totale regionale (30.703 su 76.695)
scientifico».
In Cina ricoveravano anche pazienti con 37,5 di febbre. Qui i criteri per il ricovero restano quelli clinici che fanno riferimento non solo alla temperatura corporea , ma anche alle condizioni generali del paziente. In questo senso il medico di famiglia deve essere una sentinella fondamentale. «Gli chiediamo di esercitare un ruolo attivo di sorveglianza verso i pazienti con sintomatologia respiratoria che non hanno necessità di ricovero, anche se non sono positivi al tampone — ribadisce Cajazzo —. Il medico di base deve vigilare, per così dire, da remoto con modalità assai più intense di quelle già praticate, attivando, qualora necessario, le Unità speciali di continuità assistenziale per visite a domicilio».
Telefono e saturimetro, i due strumenti fondamentali. «Da una stima fatta oggi, circa il 70% dei medici stanno già svolgendo le attività richieste, ma sono certo che il dato migliorerà nei prossimi giorni — assicura Cajazzo —. E questo a testimonianza che anche il mondo della medicina generale sta attivamente collaborando all’emergenza».
Le Unità speciali di continuità assistenziale per visite a domicilio, su indicazione dei dottori di famiglia, saranno attive da lunedì. Dalle 8 del mattino alle 8 di sera. «Attualmente sono circa 45 postazioni sul territorio regionale, nelle sedi delle attuali guardie mediche — chiarisce Cajazzo —. Con un totale di circa 100 dottori». I medici di famiglia devono monitorare da vicino anche i malati a domicilio accertati come casi di Covid-19. «Dall’inizio dell’epidemia sono 15.620 — dice il direttore generale della Sanità lombarda —. Per ciascuno sono individuati almeno 5/10 contatti stretti. Nel caso in cui il medico di medicina generale ravvisi che l’isolamento non è adeguato, questi soggetti possono trasferirsi in strutture ricettive che mettiamo appositamente a disposizione».
La stima
Questi sono dati che non comprendono gli asintomatici, né le categorie più esposte