Un consorzio della moda per produrre mascherine
L’obiettivo lo ha indicato ieri, il commissario straordinario per l’approvigionamento, Domenico Arcuri: «Abbiamo bisogno di 90 milioni di mascherine al mese». Il consorzio di imprese «che si raccorda intorno al sistema moda», ha assicurato l’amministratore delegato di Invitalia, tra tre giorni inizierà a produrle e a regime ne fabbricheranno 50 milioni. Per l’auspicata autosufficienza ne mancano 40. Il governo si affida quindi all’inventiva e alla buona volontà di imprenditori che stanno già riconvertendo le propie aziende, usufruendo anche di un apposito incentivo.
Tra le prime c’è la Miroglio. Il grande gruppo tessile di Alba che cura design, produzione e distribuzione di 11 brand venduti in 22 Paesi, già dall’11 di marzo, su richiesta dell’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, ha iniziato a produrre mascherine, nello stabilimento di Govone. L’unità di crisi della Protezione Civile le ha valutate adeguate. Le prime 600 mila le ha finanziate lo stesso vicepresidente del gruppo, Giuseppe Miroglio. Poi altre aziende si sono aggiunte. E, quotidianamente, continuano a chiamare e ad offrire il proprio aiuto anche laboratori. Quelli della Miroglio, nel Lazio, in Campania, in Abruzzo, stanno tutti facendo mascherine. Ma la richiesta è talmente alta che sono aperti a nuove collaborazioni. Devono evadere richieste quasi per tre milioni di unità. Uno sforzo per l’azienda in un momento non facile: 900 negozi chiusi, 2.900 dipendenti a casa. Il prodotto finito è in cotone organico ed elastane, idrorepellente e antigoccia. Serve da riparo alle goccioline che trasportano il virus. Ed è lavabile (non in candeggina). Per renderla di nuovo impermeabile basta stirarla. In assoluta sicurezza almeno cinque volte, fino a dieci volte.
In Abruzzo si è messa a disposizione la Fater, joint venture fra Procter &Gamble e Gruppo Angelini che produce e distribuisce assorbenti e ha dimestichezza, quindi, con i tessuti idrorepellenti. E Fameccanica, offre i suoi macchinari a tecnologia avanzata, per produrre mascherine.
Grafica Veneta, un’azienda del padovano che stampa libri ha subito aderito al decreto Cura Italia riconvertendo parte dei
Le previsioni
Il commissario per l’approvvigionamento: così ne avremo 50 milioni al mese
macchinari alla possibilità di stampare il tessuto-non tessuto delle mascherine.
Ma sono bene accolte altre proposte. Come è accaduto ieri per una start-up (nata dalla fusione di Omnidermal Biomedics di medicali e Pdl di automazione farmaceutica) che ha inventato un respiratore facile, veloce ed economico da realizzare. In sostanza una pinza automatica che sostituisce l’operatore nel ventilare a mano il paziente, con l’ausilio dell’intelligenza artificiaale che monitora pressione, battito e valori e ne fornisce il feedback.