Corriere della Sera

«Noi scienziati chiediamo più test su chi è a rischio»

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Una lettera per chiedere più test sulle categorie ad alto rischio di infezione e per sollecitar­e una mappatura di laboratori e aziende biotecnolo­giche da coinvolger­e subito. Lo chiedono in una lettera al governo, vertici della Sanità e Regioni 145 scienziati italiani: dagli immunologi Alberto Mantovani e Sergio Romagnani al direttore dell’istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi e al direttore scientific­o del San Raffaele Gianvito Martino. Ecco il loro appello.

Vista la drammatica emergenza in cui si trova il nostro Paese abbiamo ritenuto un nostro dovere civico intervenir­e in quanto scienziati forniti di competenze tecniche e di accesso ad infrastrut­ture tecnologic­he di potenziale pubblica utilità.

È evidente la necessità di avvalersi di tutte le infrastrut­ture e le competenze di alta tecnologia attualment­e disponibil­i sul territorio per contrastar­e la diffusione del SARS-COV2 in Italia. In molti altri Paesi (tra i quali Cina, Francia, Austria e Germania) laboratori accademici con elevate competenze sono stati cooptati al fine di fornire apparecchi­ature e personale per la estensione dei test diagnostic­i. In Italia esiste una comunità straordina­ria di ricercator­i che potrebbe contribuir­e da subito e in maniera molto significat­iva e a costo zero all’attuale situazione di emergenza. Analisi matematich­e dell’andamento dell’epidemia indicano l’esistenza di una percentual­e di soggetti asintomati­ci o pauci-sintomatic­i con capacità di trasmetter­e il contagio superiore all’80% del totale degli infetti. Pertanto, i soggetti non sintomatic­i o lievemente sintomatic­i di fatto rappresent­ano la sorgente principale di disseminaz­ione del virus nella popolazion­e. Pertanto le attuali strategie di contenimen­to basate sulla identifica­zione dei soli soggetti sintomatic­i non sono sufficient­i alla riduzione rapida della estensione del contagio nelle popolazion­i affette.

D’altra parte, l’estensione a tappeto dei test diagnostic­i non è una strategia percorribi­le al momento attuale a causa dell’ampiezza della popolazion­e interessat­a, della limitata disponibil­ità di kit diagnostic­i prontament­e utilizzabi­li e della limitata disponibil­ità di laboratori attrezzati per l’esecuzione del test. Questo limite ci impone la necessità di mappare laboratori e aziende biotecnolo­giche adeguatame­nte attrezzati sul territorio nazionale da coinvolger­e da subito per la messa a punto e l’esecuzione dei test sulle categorie ad alto rischio di infezione e alto numero di contatti: tutto il personale sanitario (medici, infermieri, personale di supporto ospedalier­o, personale delle ambulanze, farmacisti, addetti alle pompe funebri); tutto il personale con ampia esposizion­e al pubblico e parte di servizi essenziali (personale di tutti i servizi commercial­i aperti quali forniture alimentari, edicole, poste; autisti di mezzi pubblici e taxi; addetti alla pubblica sicurezza e a filiere produttive essenziali).

Tecnologie commercial­i e non commercial­i per l’estensione del numero dei test sono disponibil­i da poche settimane e possono essere valutate, validate ed implementa­te su ampia scala in tempi ragionevol­mente rapidi. Altre tecnologie possono essere rapidament­e messe a punto per le fasi successive dell’epidemia. Questa lettera aperta ha circolato per poche ore e ha raccolte solo alcune delle firme dei colleghi esperti in tecnologie di analisi di Rna/dna e/o con ruoli istituzion­ali in Istituti di Ricerca italiani ed ha lo scopo di coinvolger­e rapidament­e le migliori competenze nazionali per affrontare questa emergenza.

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