«I miei ragazzi che ora creano protezioni per voi»
Don Mazzi: la comunità al lavoro
Quando esplodono drammi impensati e dirompenti, capaci di stravolgere le nostre attività quotidiane, lo spavento, l’ansia e la visione catastrofica del domani, spazza via tutto, circondando di ombre letali anche le cose che fino al giorno prima facevano parte integrante delle nostre speranze, anzi, addirittura delle nostre certezze. Eppure, da sempre, nonostante le catastrofi, il buono, il bello e l’eroico, non solo non cessano, ma si moltiplicano.
Così, è successo che nelle mie comunità disseminate in mezzo mondo. A nessuno, ripeto a nessuno tra le centinaia di ragazzi che le abitano, a causa della quarantena del coronavirus, è venuta la voglia di scappare. Anzi, nella comunità di Tursi, in Basilicata, i ragazzi si sono messi in testa di trasformare il laboratorio di sartoria, che fino a pochi giorni prima produceva bomboniere solidali, e di attrezzarlo per confezionare mascherine in Tnt a norma, per tutte le nostre realtà. In pochi giorni hanno prodotto mille mascherine, ed ora, in attesa della certificazione ufficiale, con le macchine che hanno e con gli elastici che sono rimasti, ne producono 200 al giorno che potrebbero diventare 500 se arrivassero altre due macchine ed elastici in più.
Vorrebbero spedirle al Sud, prima che accadano i disastri accaduti al Nord. Vorrei dire miracoloso, e invece mi accontento di dire straordinario, che tanti ragazzi che fino a ieri avevamo etichettato come «tossici», lavorino 24 ore al giorno con un entusiasmo impensato e con una serietà da professionisti. Per loro è una sfida e per me una bellissima risposta, una cosa impensata. Piera, la responsabile, al telefono mi racconta con emozione di ritmi serrati, delle cene e dei pranzi saltati e, quasi senza respirare, mi spiega di chi taglia col cartamodello, chi è alla macchina da cucire, chi rifinisce tagliando i fili, chi imbusta e chi prepara la spedizione. Questa emergenza ci ha presi tutti in contropiede, ma devo dire che ci ha preso in contropiede anche la carica positiva che ha trasformato i miei ragazzi in protagonisti di solidarietà.
Mai come in questo periodo dentro le comunità i ragazzi sono diventati forza positiva, tra la meraviglia degli educatori. Mai avrei pensato che, in pochi giorni, ragazzi che venivano da ben altre esperienze e con storie complicate si trasformassero in portatori di fraternità. È proprio vero: chi ha avuto tanta forza per farsi del male, può trasformare la stessa forza in volontà e impegno nel fare del bene. Anche nelle giornate più tristi, c’è sempre da qualche parte, qualcuno che le «raddolcisce».