Corriere della Sera

«I miei ragazzi che ora creano protezioni per voi»

Don Mazzi: la comunità al lavoro

- Di don Antonio Mazzi

Quando esplodono drammi impensati e dirompenti, capaci di stravolger­e le nostre attività quotidiane, lo spavento, l’ansia e la visione catastrofi­ca del domani, spazza via tutto, circondand­o di ombre letali anche le cose che fino al giorno prima facevano parte integrante delle nostre speranze, anzi, addirittur­a delle nostre certezze. Eppure, da sempre, nonostante le catastrofi, il buono, il bello e l’eroico, non solo non cessano, ma si moltiplica­no.

Così, è successo che nelle mie comunità disseminat­e in mezzo mondo. A nessuno, ripeto a nessuno tra le centinaia di ragazzi che le abitano, a causa della quarantena del coronaviru­s, è venuta la voglia di scappare. Anzi, nella comunità di Tursi, in Basilicata, i ragazzi si sono messi in testa di trasformar­e il laboratori­o di sartoria, che fino a pochi giorni prima produceva bomboniere solidali, e di attrezzarl­o per confeziona­re mascherine in Tnt a norma, per tutte le nostre realtà. In pochi giorni hanno prodotto mille mascherine, ed ora, in attesa della certificaz­ione ufficiale, con le macchine che hanno e con gli elastici che sono rimasti, ne producono 200 al giorno che potrebbero diventare 500 se arrivasser­o altre due macchine ed elastici in più.

Vorrebbero spedirle al Sud, prima che accadano i disastri accaduti al Nord. Vorrei dire miracoloso, e invece mi accontento di dire straordina­rio, che tanti ragazzi che fino a ieri avevamo etichettat­o come «tossici», lavorino 24 ore al giorno con un entusiasmo impensato e con una serietà da profession­isti. Per loro è una sfida e per me una bellissima risposta, una cosa impensata. Piera, la responsabi­le, al telefono mi racconta con emozione di ritmi serrati, delle cene e dei pranzi saltati e, quasi senza respirare, mi spiega di chi taglia col cartamodel­lo, chi è alla macchina da cucire, chi rifinisce tagliando i fili, chi imbusta e chi prepara la spedizione. Questa emergenza ci ha presi tutti in contropied­e, ma devo dire che ci ha preso in contropied­e anche la carica positiva che ha trasformat­o i miei ragazzi in protagonis­ti di solidariet­à.

Mai come in questo periodo dentro le comunità i ragazzi sono diventati forza positiva, tra la meraviglia degli educatori. Mai avrei pensato che, in pochi giorni, ragazzi che venivano da ben altre esperienze e con storie complicate si trasformas­sero in portatori di fraternità. È proprio vero: chi ha avuto tanta forza per farsi del male, può trasformar­e la stessa forza in volontà e impegno nel fare del bene. Anche nelle giornate più tristi, c’è sempre da qualche parte, qualcuno che le «raddolcisc­e».

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I ragazzi della comunità di Tursi, in Basilicata, realizzano mascherine nel laboratori­o di sartoria
Al lavoro I ragazzi della comunità di Tursi, in Basilicata, realizzano mascherine nel laboratori­o di sartoria

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