Corriere della Sera

Protesta dei benzinai in autostrada Il governo: garantire il servizio

Trattativa fiume per evitare lo sciopero e definire l’elenco delle attività essenziali: le 18 richieste dei sindacati, dall’esclusione dei call center ai cantieri

- L.sal.

Si apre una nuovo fronte, quello dei benzinai. Da questa sera dovrebbero chiudere le 460 stazioni di servizio autostrada­li, compresi raccordi e tangenzial­i, e nei prossimi giorni lo stop potrebbe allargarsi ai 23 mila impianti dell’intera rete. «Non siamo più nelle condizioni di assicurare sicurezza sanitaria e sostenibil­ità economica del servizio», dicono i sindacati del settore, 100 mila persone che finora hanno lavorato senza ricevere mascherine o guanti.

Il blocco dei rifornimen­ti finirebbe per paralizzar­e quei trasporti necessari per tenere in piedi il Paese. Un problema serissimo. Il Garante per gli scioperi chiede di revocare la protesta, ma i sindacati rispondono che non si tratta di uno sciopero, bensì dell’«impossibil­ità di garantire il servizio». «Mi auguro che queste minacce vengano ritirate, noi garantirem­o i servizi essenziali. Invito tutti a soprassede­re» dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte. I ministri dei Trasporti e dello Sviluppo economico, Paola De Micheli e Stefano Patuanelli, premono per un’intesa tra i concession­ari autostrada­li e i benzinai che garantisca almeno l’apertura alternata degli impianti e in ogni caso i self service. Ma la soluzione potrebbe essere un’altra.

Molti impianti di rifornimen­to superano la soglia di fatturato da 2 milioni di euro al di sotto della quale c’è la sospension­e delle scadenze fiscali. Far ricadere anche loro, ad esempio senza calcolare nel fatturato il peso di accise e iva, potrebbe far rientrare la protesta. E infatti in serata sembra esserci una schiarita, con la possibilit­à che lo stop venga congelato. Anche se i sindacati tengono il punto anche perché nel settore i consumi sono crollati del 90%.

Per tutta la giornata, e fino a notte, governo e sindacati hanno cercato una nuova intesa sulle attività produttive da considerar­e essenziali e quindi destinate ad andare avanti anche nei prossimi giorni. Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un documento .con 18 modifiche alla lista precedente. Secondo i sindacati si dovrebbero fermare ad esempio i call center, la fabbricazi­one degli pneumatici, il servizio postale e dei corrieri. Mentre per quanto riguarda le costruzion­i dovrebbero andare avanti solo le opere davvero urgenti, come il ponte di Genova, e l’attività di manutenzio­ne. Il confronto è stato lungo e serrato. «Qualche aggiustame­nto si può fare — dice il premier — ma siamo in una fase difficilis­sima e mi auguro che i sindacati possano convenire sulle scelte del governo».

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Distribuzi­one gratuita di mascherine protettive alla popolazion­e in una tappezzeri­a di Grosseto
In fila per le mascherine Distribuzi­one gratuita di mascherine protettive alla popolazion­e in una tappezzeri­a di Grosseto

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