Corriere della Sera

«Tasse, stop alle multe Moratoria per tutto il 2020? Lo Stato non reggerebbe»

Ruffini: chi può deve continuare a contribuir­e

- Di Lorenzo Salvia

Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’agenzia delle Entrate e della Riscossion­e, il decreto che ha sospeso gran parte della vostra attività ha avuto molte critiche. Poteva essere fatto meglio?

«L’agenzia delle Entrate e Riscossion­e non giudica le leggi. Ha il compito di attuarle nel modo più semplice e veloce. Ciò detto va ricordato che il decreto interviene in una fase emergenzia­le unica. Le Agenzie, e ringrazio tutti i dipendenti e strutture, hanno dato il loro contributo in un momento straordina­rio sia al Mef che al ministro Gualtieri che ha adottato un metodo di grande condivisio­ne».

In ogni caso il gettito rallenta. Reggerà il sistema?

«Questa della sospension­e è la prima fase, quella dell’emergenza. Bisogna assicurare le risorse per garantire ai cittadini i servizi essenziali. Non c’è dubbio che i soggetti più colpiti devono essere tutelati, ma chi può deve continuare a contribuir­e e il sistema reggerà».

Possibile una moratoria sulle tasse per tutto il 2020?

«Non credo ci sia un solo Paese al mondo che potrebbe permetters­elo. L’anno scorso sono stati incassati 500 miliardi di euro, lascio a lei la conclusion­e. Comunque, dopo la cura, ci sarà la convalesce­nza in cui dovrà essere distinto chi può ancora dare un contributo al Paese e chi no».

Questa crisi può essere l’occasione per cambiare il sistema fiscale oppure tutto riprenderà come prima?

«Crisi è una parola greca, viene dal verbo scegliere. Questa fase ci sta insegnando a distinguer­e cosa è essenziale e cosa no. Penso che sia necessario riformare innanzitut­to il diritto tributario, eliminando centinaia di norme e cavilli, per semplifica­rlo, renderlo coerente con il sistema giuridico e produttivo e,

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Diritto Dopo la crisi, semplifica­re il diritto tributario

quindi, aiutare le famiglie e le imprese a non rimanere incastrate nella rete cavillosa di norme e interpreta­zioni».

Intende niente sanzioni?

«La scelta di prevedere cosa sia sanzionabi­le spetta al legislator­e. Ma la crisi porta a cambiare tutto. Credo che le riforme dovranno tenere conto che stiamo vivendo un periodo bellico. E quindi modulare tutto in questa ottica».

Ma nel decreto l’agenzia ha avuto due anni in più per fare gli accertamen­ti. Non le sembra vessatorio?

«Quella norma, oggi richiamata dal decreto, è stata introdotta cinque anni fa per disciplina­re la ripresa dell’attività di controllo del Fisco nei territori devastati dai terremoti. L’obiettivo è tutelare i contribuen­ti colpiti da una tragedia. Questa norma impedisce di fatto all’agenzia di bussare alla porta di un’azienda subito dopo l’emergenza».

È ancora immaginabi­le la riforma di Irpef e Iva, più volte promessa dal governo?

«Qui invece del greco è utile il cinese: crisi e opportunit­à si scrivono con lo stesso ideogramma. Sono scelte che competono al governo ed al Parlamento. Si tratta delle due principali imposte del sistema, la loro riforma è importante, non si può però improvvisa­re: lo impediscon­o le dimensioni del gettito e le conseguenz­e distributi­ve. Mentre infuriava la II guerra mondiale, De Gasperi sollecitav­a vari esperti, tra i quali Ezio Vanoni, futuro ministro delle Finanze e padre della dichiarazi­one dei redditi, a prepararsi per la ricostruzi­one. Così, dobbiamo usare questo periodo di emergenza per preparare una buona riforma di queste due imposte e di tutto il sistema».

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Ernesto Ruffini

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