Nell’hubei la quarantena è finita Coprifuoco per 1,3 miliardi in India
La provincia cinese più colpita dall’epidemia era stata sigillata il 23 gennaio. Wuhan aspetta l’8 aprile per tornare alla normalità. Incertezza a New Delhi
Sessanta milioni di cinesi dello Hubei escono dalla quarantena. Per 1,3 miliardi di indiani nella notte è cominciato il coprifuoco, annunciato dal primo ministro di New Delhi Narendra Modi in un discorso improvviso alla nazione.
Era cominciata il 23 gennaio la serrata sanitaria a Wuhan e subito dopo nella provincia dello Hubei intorno alla grande città: dopo quasi due mesi di reticenze e ritardi nell’allarme per il nuovo virus, Pechino aveva ordinato di chiudere tutto: fermi i treni, gli aerei, tutti i trasporti urbani, le auto private, poi l’ordine a 60 milioni di persone di restare a casa. Negli ospedali sofferenza e angoscia, che allora ci sembravano lontane. Due mesi dopo, oggi, la provincia cinese più colpita dal coronavirus allenta le misure anti virus: ripartono i treni e gli aerei e i mezzi pubblici. La capitale Wuhan, con i suoi 11 milioni di abitanti, dovrà invece aspettare ancora, fino all’8 aprile, perché le porte si aprano.
Il miglioramento della situazione è confortante anche per noi: lo Hubei ha tanti abitanti quanti l’italia; Wuhan quanti la Lombardia. Anche se per sostenere la provincia assediata e paralizzata, Pechino ha potuto mobilitare risorse dal resto della Cina.
Da una settimana nello Hubei non si registrano nuovi casi di contagio diretto e le autorità hanno deciso che la gente può finalmente uscire dalla zona dove a dicembre è partita l’epidemia poi diventata pandemia. Ma si potranno spostare solo i cittadini con «codice verde», registrati dalle autorità sanitarie come negativi al coronavirus, senza alcun contatto con infetti da almeno due settimane.
Un sistema rigidissimo, basato su visite porta a porta condotte per settimane da vigilanti sanitari, incrocio dei dati sugli spostamenti dei cittadini, isolamento dei contagiati. E ora permessi di movimento inviati via app sui telefonini: un «codice verde».
Con l’epidemia neutralizzata nello Hubei, con Wuhan che vede la luce verde in fondo al tunnel, la Cina vuole riaccendere l’economia. La preoccupazione è che si verifichi una seconda ondata di contagi, dovuta agli spostamenti interni e agli arrivi dall’estero. Centinaia di migliaia di cinesi e decine di migliaia di stranieri dovrebbero rientrare nel Paese e potrebbero riaccendere la catena del Covid-19. Primo obiettivo strategico è tenere pulita la capitale Pechino dai nuovi casi «importati» (ad oggi sono stati 427). Il governo permette ai cittadini di riprendere a muoversi indossando sempre le maschere ed esibendo il «codice verde».
È un giorno di enorme incertezza per l’india. Nel secondo gigante dell’asia sono stati accertati solo 519 casi di Covid-19. Ma il sistema sanitario indiano non sembra attrezzato per censire i contagi e far fronte a un’emergenza enorme. Per questo Modi ha ordinato a tutti di «non uscire per i prossimi 21 giorni, divieto totale di avventurarsi fuori, questo è un coprifuoco». Domenica Modi aveva fatto fare una prova generale di chiusura: state a casa e applaudite dalle finestre, aveva chiesto. Senza convincere la gente.