Orbán usa l’emergenza per dare gli ultimi colpi alla democrazia
Pronto il decreto per esautorare il Parlamento
BERLINO Nella darkest hour, l’ora più buia, i leader politici prendono per mano un Paese per guidarlo e accompagnarlo attraverso il tunnel della crisi. In questa del coronavirus, la più grave dalla II Guerra Mondiale, lo fanno, ognuno a suo modo non senza limiti e contraddizioni, Angela Merkel ed Emmanuel Macron, Xi Jinping e Boris Johnson. Di Donald Trump meglio tacere.
Con forza e determinazione lo fa anche Viktor Orbán. Solo che il premier magiaro, fedele alla sua mistica dell’uomo forte, vuol prendere per mano l’ungheria per condurla, ben oltre la «democrazia illiberale» a lui cara, verso una compiuta dittatura. Non stiamo esagerando. Il disegno di legge presentato da Orbán lunedì in Parlamento non serve solo a dare al suo governo i poteri necessari a una gestione centralizzata dell’epidemia di Covid-19, che in Ungheria rimane almeno ufficialmente contenuta con 167 casi di contagio e 7 decessi. Molto di più, è una delega in bianco al premier a governare a tempo indeterminato senza il controllo dell’orszàggyulés e i contrappesi costituzionali.
La legge non è stata ancora approvata, il quorum dell’80% necessario in prima battuta era troppo alto perfino per il Fidesz, il partito di Orbán che dispone di una maggioranza di due terzi in Parlamento. Ma la strada è tracciata, la prossima volta il quorum richiesto sarà più basso. E difficilmente il tribuno magiaro si farà sfuggire l’occasione di usare la paura di fronte alla pandemia per mettere definitivamente in quarantena anche la già vacillante democrazia ungherese, concentrando tutto il potere nelle sue mani.
Una volta in vigore la nuova legislazione, Orbán potrebbe governare per decreto senza approvazione parlamentare fin quando lo riterrà necessario per sconfiggere l’epidemia. Fra gli strumenti ammessi, l’uso dei militari per dirigere e far funzionare le imprese strategiche e i servizi essenziali, scelta che solleva molti dubbi alla luce delle accuse di corruzione che pesano sui manager di Stato vicini a Orbán. La legge speciale introdurrebbe anche pene detentive fino a 8 anni per chi ostacola gli sforzi per contenere la diffusione del virus e fino a 5 anni per chi diffonde notizie false. Quest’ultima misura è particolarmente controversa. Secondo l’istituto Internazionale per la Stampa di Vienna, le minacce contro i giornalisti, che in base alle nuove regole potrebbero essere accusati di diffondere fake news, «costituiscono un nuovo passo verso il totale controllo dell’informazione e l’ulteriore soppressione della libertà di stampa».
«Dovete uscire dalla vostra confortevole nicchia – ha detto Orbán ai deputati dell’opposizione con atteggiamento di sfida – per qualche tempo dobbiamo organizzare le nostre vite in modo diverso. Il potere di controllo del Parlamento è quello della sua maggioranza e risolveremo questa crisi con o senza di voi». «Lei ci sta chiedendo poteri speciali senza limiti, un caso che non ha precedenti in Europa. Lei vuole mano libera per eliminare ciò che resta della libertà di opinione», gli ha risposto la deputata di Dialogo per l’ungheria, Timea Szabo. Anche il partito socialista e la Coalizione democratica hanno annunciato voto contrario, a meno che non venga messo un limite di 90 giorni ai poteri per d’emergenza.
Impegnata nella drammatica battaglia contro il Covid-19, l’europa non ha tempo e forse neppure voglia di mandare un nuovo, forte avvertimento a Orbán, che ormai dal 2010 si fa beffe dei principi fondamentali e dello Stato di diritto che sono alla base della costruzione comune. L’esito può essere spaventoso: l’ue rischia di ritrovarsi fra i suoi membri una dittatura. A Budapest la democrazia si spegne nel silenzio.
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