Corriere della Sera

«Positivo, sto meglio. Fatemi il tampone finale»

- A. Z.

Ho quasi 66 anni e ho preso il Covid forse da un parente giovane . Ho cominciato con i primi sintomi il 29 febbraio. Febbre fino a 39, gola arida, dolori articolari, tosse secca, olfatto e gusto modificati. Non avevo però problemi respirator­i. Il 3 marzo mi visita il medico di famiglia, non riscontra problemi ai polmoni e mi dà cura di antibiotic­i per sicurezza (avevo fatto vaccino influenzal­e). Ho iniziato a avere un mal di testa terribile che non passava. Richiamo il medico, finita la cura antibiotic­a, ma ho ancora febbre e mi manda a fare lastra (11 marzo). Ancora non si sapeva della positività, perché tamponi non te ne fanno. In un ospedale milanese riesco a fare lastra e con sistema non ortodosso riesco a fare tampone e analisi del sangue, con una saturazion­e al 94%. Torno a casa, il giorno dopo vengo a sapere che sono positivo. Stavo comunque meglio. L’ats mi chiama solo il 17 marzo (stavo già benino) chiedendo informazio­ni. Chiedo se si potrà avere tampone per negatività e mi rispondono che è solo per operatori sanitari (comprensib­ile). Ora sto bene, con un po’ di tosse, chiuso in casa, ma non so se sono negativo. Mi chiedo: a me nessuno ha proposto terapia antivirale, come ai vari vip, mi hanno fatto il tampone solo per una casualità e non mi fanno quello finale come ai vari vip. Non rientrerò mai nelle statistich­e. Ma almeno ne sono uscito, ringrazian­do il Signore, e penso ai tanti che non ce l’hanno fatta.

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