Corriere della Sera

Abbigliame­nto La crisi di chi ha puntato sulla primavera

- Di Isidoro Trovato

Igiganti che cadono fanno più rumore. È partendo da questa constatazi­one che nasce l’appello di Federdistr­ibuzione per le aziende del no food, un comparto che fattura 110 miliardi e offre occupazion­e a più di un milione di persone ma che è rimasto fuori dalla lista dei settori a cui è stato riconosciu­to lo stato di crisi e quindi è escluso dai sostegni economici. «Le grandi aziende hanno spalle solide ma anche grandi esposizion­i economiche — spiega Claudio Gradara, presidente di Federdistr­ibuzione — Adesso è un lotta contro il tempo. C’è bisogno di ridurre subito i costi, consideran­do che le vendite si sono annullate. Serve una sospension­e dei versamenti fiscali e contributi­vi, avere linee di credito specifiche per la liquidità, ottenere il credito d’imposta sul canone d’affitto per tutto il settore, godere della riduzione di alcune tasse locali: occupazion­e del suolo, rifiuti e pubblicità». Tra le aziende del no food, quelle dell’abbigliame­nto, per esempio, hanno anticipato liquidità per collezioni primaverae­state che faranno fatica a vendere. Questo pone un’urgente questione di liquidità per imprese messe in ginocchio dall’emergenza e che rischiano la loro stessa sopravvive­nza. «Servono misure — avverte Gradara — per superare l’attuale momento e riuscire a costruire un percorso di crescita».

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