L’emilia fa rete per la sanità L’alleanza delle Pmi nella bassa Reggiana
Gli emiliani, anche se di lavoro fanno gli imprenditori, hanno la tendenza innata a mettere su quelle che chiamano «operazioni di sistema». E così nella nobile gara partita per produrre mascherine Reggio Emilia si è alleata a Mirandola e sono scese in pista assieme grazie al lavoro delle associazioni di rappresentanza. Tutto parte dalla Nuova Sapi, un’azienda reggiana delle famiglie Bondi e Giacobazzi, che commercializzava prodotti per la sanità pubblica e che adesso diventa capo-commessa di una filiera produttiva dedicata alle mascherine. E che interesserà le Pmi della bassa Reggiana, che a loro volta prima confezionavano maglioni e ora si sono riconvertite a tambur battente. L’obiettivo produttivo è ambizioso: 3 milioni di esemplari in un solo mese che verranno distribuite ai presidi sanitari dell’emilia-romagna, ai lavoratori delle imprese locali che restano aperte e infine che saranno vendute nelle farmacie a prezzo calmierato. In questa maniera si darà lavoro anche a 150 operai.
Spiega Filippo Di Gregorio, direttore dell’unione Industriali di Reggio Emilia: «Non volevamo mettere in distribuzione un prodotto qualsiasi che non desse garanzie dal punto di vista sanitario. Così abbiamo disegnato una mascherina che ha tre strati di tessuto-non-tessuto e quindi è idrorepellente, anti-batterica e non crea abrasioni a chi la indossa a lungo». Non contenti gli imprenditori reggiani hanno voluto sottoporre il prodotto al giudizio dei colleghi del Tecnopolo biomedicale di Mirandola, gloria e vanto della manifattura regionale. L’okay è arrivato, le autorizzazioni delle autorità sanitarie richieste e l’operazione è partita. E già prima di sfornare la prima mascherina ha contribuito a generare una sorta di emulazione di territorio visto che ci sono in regione altre 10 aziende che stanno affrontando i test per prodotti analoghi.
Ma torniamo all’operazione di sistema: la Nuova Sapi da sola non avrebbe potuto mettere in piedi un progetto così impegnativo, reso possibile invece dalla mobilitazione della rappresentanza confindustriale degli imprenditori reggiani guidata da Fabio Storchi. In tempo di coronavirus l’associazionismo sperimenta nuovi percorsi ed è auspicabile che dopo il test delle mascherine possano arrivare all’onore delle cronache altre iniziative, non solo in Emilia-romagna.