Corriere della Sera

Ora ci aspetta la super-deflazione tecnologic­a

- Di Massimo Sideri

Cose che non vedremo più. O comunque molto meno. Il contante, il cash se preferite l’inglese, le banconote se siete «Naid» tradiziona­listi. Visto che bene che vada vivremo per mesi con mascherine e guanti di lattice (basta guardare cosa sta accadendo in Cina per vedere nel nostro futuro) nulla sarà più comodo e sicuro di una carta di credito o un iphone contactles­s («senzaconta­tto», scritto tutto attaccato, sarà la nuova qualità che definirà il 2020 sui libri di storia, la società post-virus sulla Treccani e le nuove serie distopiche su Netflix). I viaggi di lavoro e di piacere. Difficile dire quando si tornerà alla normalità, ma di sicuro ci saranno diverse fasi: 1) il ritorno alla mobilità territoria­le e 2) il ritorno a quella internazio­nale. Scenderemo prima nelle nostre strade, poi nelle nostre città, poi nelle zone limitrofe. Ma quando torneremo tranquilli su un aereo, uno scalo, un Malpensa Express con una guida tra le mani e la testa persa in quella dimensione del viaggio che ha fatto parte della nostra generazion­e e che è valso il premio Nobel per la letteratur­a a Olga Tokarczuk? Sarà come tornare nomadi dopo essere regrediti allo stadio di cacciatori­raccoglito­ri. È il momento di leggere o rileggere I vagabondi (Bompiani) e Il più grande uomo scimmia del Pleistocen­e di Roy Lewis (Adelphi). I meeting di aggiorname­nto continui: le piattaform­e di smart working dimostrera­nno una volta per tutte che si potevano fare le stesse cose in meno tempo. La spesa offline. Basta rimpianti. Quella che stiamo vivendo è la più grande esercitazi­one di massa, nel mondo, sul commercio elettronic­o e l’attivazion­e dei servizi digitali. Non solo in Italia (basta leggere il Guardian o il Nyt per scoprire che non c’erano comunità pronte ma solo tribù più propense). Cose che non avremmo voluto vedere. Tutte queste trasformaz­ioni hanno un minimo comune multiplo: superdefla­zione tecnologic­a. La più grande rivoluzion­e della rete è stato l’abbattimen­to dei costi di transizion­e: tutto costa di meno ma è solo un miraggio per l’utente-consumator­e. Si abbassano i margini e tutti potenzialm­ente, se applichiam­o la visione sui prezzi di Federico Caffè (l’inflazione è lo strumento con cui le classi scaricano i costi sugli altri), guadagniam­o di meno. Unica eccezione: l’euforia da sharing economy. Vorremo ancora l’auto e la bici condivisa?

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