«Il mondo dei libri dimenticato Servono misure di emergenza»
Per celebrare la Giornata, l’associazione degli Italianisti (Adi, presieduta da Gino Ruozzi), con la sua sezione didattica ADISD e il Gruppo Dante (diretto da Alberto Casadei), organizza sempre oggi, alle 12 e alle 15, in accordo con Mibact e Ministero dell’istruzione, la lettura online in contemporanea nelle scuole superiori del Canto XXVI dell’inferno, in particolare il discorso di Ulisse. E per l’occasione la mostra Ulisse. L’arte e il mito dei Musei San Domenico di Forlì, ora chiusa per il coronavirus, mette a disposizione un video sul canale Youtube Fondazionecrfo. Su dante.noi.it è invece online il materiale di circa quaranta scuole che hanno seguito il percorso didattico Perché Dante è Dante?. E con il Ministero dell’università e della ricerca, l’adi ha accordato il suo patrocinio alle iniziative online degli atenei; tra questi: le Università di Bologna, Catania, Napoli Federico II, Perugia per Stranieri, Pisa, Roma Sapienza, Sassari. Altre attività coinvolgeranno il Centro per il libro e la lettura e la Fondazione Pordenonelegge che alle 12.30, alle 15 e alle 17 pubblicherà sui social le videolezioni inedite dei dantisti Alberto Casadei e Giuseppe Ledda e della scrittrice e poetessa Laura Pugno.
L’accademia della Crusca, su iniziativa del presidente onorario Sabatini, invita a un flashmob dalla finestra di casa (alle 18) per leggere l’incipit della Commedia e pubblica sul suo canale Youtube le letture di oltre 50 tra accademici e personalità della cultura e dello spettacolo. Anche il flashmob proposto dalla Società Dante Alighieri parte alle 18 e invita a superare l’isolamento leggendo alla finestra due terzine del V Canto dell’inferno, in cui Paolo e Francesca dimostrano che l’amore vince tutto. Partecipano tra gli altri lo scrittore Gianrico Carofiglio, il critico Giulio Ferroni, il critico d’arte Claudio Strinati, il poeta Davide Rondoni.
Al Dantedì prendono parte anche Rai e Rai Teche, in collaborazione con Mibact e ministero dell’istruzione, con l’iniziativa Dante per un giorno: le principali reti televisive oggi manderanno in onda pillole d’archivio di grandi attori che leggono passi dalla Commedia, da Vittorio Gassman a Roberto Benigni, con un’inedita Samantha Cristoforetti. Tra le altre iniziative, infine, la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia (Sab), propone alcuni straordinari manoscritti danteschi del Trecento, in un viaggio virtuale (dalle 12 alle 20) sulla pagina Facebook della Sab e sul suo sito.
Al vertice
● Ricardo Franco Levi (1949: qui sotto) è il presidente dell’aie (Associazione italiana editori)
● L’osservatorio rileva anche che lo smart working riguarda il 96% degli editori. Il 20% sta reagendo alla cancellazione degli eventi con potenziamenti dei siti online
Un grido di dolore e una grande richiesta di sostegno arrivano da tutto il mondo del libro e in modo particolare dall’aie (Associazione italiana editori) che ha avviato tra i propri associati un Osservatorio per monitorare a cadenza settimanale gli effetti della crisi su tutta la filiera, dalla produzione della carta ai canali di vendita. I primi dati, raccolti in base a un questionario sottoposto a 145 case editrici sul periodo compreso tra il 17 e il 20 marzo, fotografano una realtà che era finora soltanto intuibile. Sarà lunga, anche sul libro, l’onda dell’emergenza coronavirus. In sintesi: a fine 2020 si stimano 18.600 opere in meno pubblicate (nel 2018 sono stati pubblicati 78.875 titoli); 39,3 milioni di copie in meno stampate e confezionate; 2.500 titoli in meno tradotti. Un impatto diretto e devastante che anche qui non risparmia nessuno.
Il 25% degli editori consultati dall’osservatorio ha previsto il cambio del piano editoriale in un brevissimo periodo di tempo. Il numero di novità programmate si è ridotto non solo per le settimane più vicine dell’emergenza (-29%), ma anche per il periodo tra maggio e agosto (-31%) e per l’ultimo quadrimestre (-17%), a testimonianza di un’aspettativa negativa non solo nel breve periodo. «Siamo consapevoli che per tutti i settori industriali siamo di fronte a una situazione molto grave e non vorremmo fare distinzioni tra una categoria di lavoratori e un’altra — dice al “Corriere” Ricardo Franco Levi, presidente dell’aie — ma con la crisi del libro il Paese rischia un danno culturale gravissimo che si ripercuoterà anche sul futuro». L’emergenza riguarda imprese piccole e grandi indistintamente: «Le prime perché hanno strutture e spalle finanziarie meno robuste, le seconde perché hanno costi e investimenti maggiori».
Situazione di estrema gravità e, aggiunge Levi, «devo dire che finora il mondo del libro è stato sostanzialmente dimenticato rispetto al grande impegno che è stato profuso per venire incontro alle difficoltà dell’economia italiana. Capisco che avere tutti i cinema e i teatri chiusi abbia avuto un grande impatto, tuttavia non dimentichiamo che sono chiuse anche tutte le librerie, che sono il più grande canale di distribuzione e il naturale interlocutore degli editori. Rimane il canale online, ma con problemi di consegne e di distribuzione».
A soffrire è una catena lunga che va dagli autori, ai traduttori, ai redattori e coinvolge tutto l’indotto: distribuzione, trasporti, promozione. «È davvero una situazione di estrema, estrema, estrema gravità» ribadisce Levi. «I numeri parlano da soli. Tra gli infiniti dati che emergono alcuni fanno davvero impressione perché dicono del divario anche tecnologico tra aree geografiche. Sui rinvii del lancio delle novità, per esempio, gli editori del Sud e delle Isole registrano numeri doppi rispetto al Nord. Nessuno immagina che il danno possa essere gestibile».
A fronte di questo dato c’è un mondo editoriale che si ingegna e cerca di trovare nuove strade, per esempio sugli eventi promozionali. Il 75% delle presentazioni, letture, incontri era stato cancellato già il 20 marzo, ma molte iniziative sono state riprogrammate in forma diversa sulla rete. «Segno o — dice Levi — che tutti si impegnano e pensano di riuscire a fare qualcosa di più in propri. Bisogna anche ricordare il grande sforzo di questi giorni da parte dell’editoria scolastica per assistere le scuole nelle lezioni virtuali, mettendo a disposizione piattaforme e materiali», aggiunge Levi.
Già ora si segnala un problema di liquidità per far fronte alle numerose necessità dovute all’emergenza, mentre il 61% degli editori al 20 marzo ha fatto ricorso alla cassa integrazione o ha in programma di farlo. «Noi presenteremo a tutte le forze parlamentari richieste di interventi di emergenza. La prima domanda che faremo, e ci auguriamo che sia raccolta da un ampio arco parlamentare, sarà di estendere al settore dell’editoria libraria gli interventi immaginati per lo spettacolo e il cinema a cui sono stati destinati 130 milioni di euro con vari fondi. Voglio ricordare che oltre alle librerie sono chiusi tutti i musei e quindi anche i cataloghi e i libri d’arte sono fermi». Levi ha già preso contatto con parlamentari di tutte le forze: «Sono manovre che richiedono un impegno pubblico e finanziario».
Guardando un po’ più avanti si pensa a un aiuto sull’acquisto della carta che vuol dire anche, dice Levi «difendere il libro fisico, per evitare che tutto si smaterializzi, nel commercio e nella produzione». Sulla chiusura delle librerie, criticata da molti, Levi non vuole fare polemiche: «Ci si deve affidare alle indicazioni delle autorità, degli esperti. Tra l’altro una delle lezioni che credo emerga è la rivalutazione della competenza, della professionalità e del sapere scientifico. I venditori di fumo o di illusione è bene che non vengano ascoltati. Come associazione abbiamo sentito una responsabilità che va oltre i nostri associati. È il momento dell’unità e dello sforzo per tutti».
In affanno
Al 20 marzo il 61% degli editori ha fatto ricorso alla cassa integrazione oppure intende farlo