«Stringo i denti e accantono il privato»
va data, ha risposto che si sarebbe affidato ciecamente alle indicazioni dell’oms. E l’oms ha tolto ogni dubbio spazzando via anche l’ipotesi (relativamente) meno dolorosa per Cio, governo giapponese e organizzatori, quella di un rinvio al mese di ottobre di quest’anno. I Giochi di Tokyo 2020 (il nome rimarrà lo stesso, ha certificato subito il Cio) potrebbero svolgersi grossomodo nello stesso periodo (24 luglio-9 agosto per le Olimpiadi, 25 agosto-6 settembre per le Paralimpiadi) e con identico programma. Come messaggio di speranza è stato deciso di collocare la fiamma olimpica accesa in un luogo simbolo della capitale giapponese perché sia «luce alla fine del tunnel in cui il mondo si trova in questo momento».
Le reazioni alla decisione sono state di sollievo e approvazione unanime. L’approvazione degli organizzatori di Parigi 2024, l’applauso dei comitati olimpici nazionali, di tutte le federazioni sportive e dell’agenzia Mondiale Antidoping. E, sul fronte italiano, la soddisfazione di Giovanni Malagò, presidente del Coni e membro del Cio dove fa parte proprio della Commissione programma olimpico: «Una decisione eccellente e presa a tempo record considerando gli interessi in ballo. Non si era mai verificato uno spostamento dei Giochi olimpici se non in occasione di eventi bellici. Esiste la volontà di considerare ogni opzione temporale possibile, anche l’eventualità che si disputino in primavera. Il mio pensiero va agli atleti, a chi si è espresso sul futuro e a chi sta valutando cosa fare. Credo che i nostri campioni — soprattutto quelli più esperti — possano offrire un altro esempio di passione e di determinazione, diventando nel 2021 il simbolo dei Giochi di Tokyo».
Nuoto
● Federica Pellegrini è nata a Mirano (Ve) il 5 agosto 1988
● Ha vinto l’oro sui 200 sl ai Giochi di Pechino 2008. 1 oro e 1 argento olimpici,
6 ori, 4 argenti e 1 bronzo mondiali, 7 ori, 4 argenti e 4 bronzi europei. È primatista mondiale dei 200 sl
Federica Pellegrini, come l’ha saputo?
«Sono a casa a Verona per una settimana di pausa negli allenamenti già programmata: me l’ha detto Matteo, il mio coach».
Con tatto?
«Ero pronta a ogni evenienza. Un po’ di preparazione per attutire la notizia l’ho avuta».
Tempo di record Malagò: «Decisione eccellente , e a tempo di record considerati gli interessi in ballo»
Quando ha capito che il vento del rinvio secco stava cominciando a soffiare?
«Quando le nazioni più grandi si sono messe di traverso. Non si poteva pensare a un’olimpiade senza gli Usa. Rimandare, a quel punto, era la scelta più scontata».
Non una buonissima notizia per una nuotatrice quasi 32enne, a caccia della quinta Olimpiade e del secondo oro ai Giochi.
«Andare avanti sarà difficile: speriamo che il fisico regga! Ma a livello di programmazione, meglio Tokyo 2021 che un posticipo di un paio di mesi: adesso saremmo qui a chiederci come riprogrammare i collegiali e le alture, se fare subito un po’ di vacanza o se invece tirare dritto con il rischio di arrivare a ottobre spompata. Così è più facile. Applicheremo al 2021 lo stesso format, non c’è molto da decidere».
Se invece che Tokyo 2021 fosse diventato Tokyo 2022?
«Avrei detto basta. Per un anno in più accantono tutti i progetti privati e stringo i denti».
La botta sul morale è forte?
«Al netto dell’epidemia di coronavirus, è chiaro che avrei preferito fare le Olimpiadi a luglio di quest’anno. Sull’umore il rinvio impatta però è giusto così. Sia perché in questo momento il mondo ha altre priorità, sia perché è giusto dare a tutti gli atleti le stesse possibilità di allenarsi. Non si preparano i Giochi a casa: non sarebbe stata un’olimpiade equa».
E nemmeno doping free, probabilmente.
«Esatto. Non voglio un’olimpiade sporca».
Si aspettava una decisione più rapida da parte del Cio?
«Mi è piaciuto che si sia ragionato sugli atleti e non sul business. L’ho temuto».
L’allenamento stava andando bene.
«Eravamo in tabella di marcia. Con Matteo adesso ci riprogrammeremo per finire la stagione, ma sapere che la decisione è presa mi mette tranquilla».
Cosa direbbe a Elisa Di Francisca, che a 37 anni (e mamma) non sa se si sente di arrivare ai Giochi 2021?
«Niente. Se ha altre priorità la capisco. Continuare deve essere una cosa che ti senti dentro. Ma i drammi sono altri, non i nostri. La tragedia è negli ospedali, a Bergamo, a Brescia, nei focolai del virus. Certo un mondo senza sport non me lo sarei mai immaginato...».
Cosa farà a casa questa settimana?
«Ho stirato due volte, cioè due in più di quanto l’avessi mai fatto. Ho ordinato due mobiletti per il terrazzo su Amazon. Porto giù Vanessa, la mia cagnolina, con guanti e mascherina. Cucino un po’. Riposo».
E da lunedì?
«Riprendo a nuotare. Non mi fermo. Sia mai che scoprissi che è troppo bello e poi non riparto più...».
Scherma
● Aldo Montano è nato a Livorno il 18 novembre 1978
● Sciabolatore, ha vinto l’oro individuale ai Giochi di Atene 2004. Vanta 1 oro, 1 argento e 2 bronzi olimpici, 2 ori, 6 argenti e 4 bronzi mondiali,
5 ori, 5 argenti e 1 bronzo europei
d
Mi è piaciuto che il Cio abbia deciso in funzione degli atleti e non del business a tutti i costi. L’ho temuto d Non si prepara l’olimpiade stando a casa: non sarebbero stati Giochi giusti e doping free
d Dovrei trovare motivazioni forti: essere portabandiera è una di queste, ma non posso chiederlo
se Elisa decidesse in quel senso sarei felice per lei. Ma sarei anche dispiaciuto per la fiorettista: era tornata forte. Quanto a me, un anno non è lungo, ma di più».
Ne è proprio sicuro?
«Cominciamo dall’aspetto psicologico. Calcoli di avere ancora 4 mesi di carriera e all’improvviso lo scenario diventa da un anno e 4 mesi: è tanto. Poi c’è la questione sportiva. Non è per la scherma, che farei per altri 20 anni, ma per il fisico. A novembre avrò 42 anni, il calo c’è e potrebbe diventare travolgente. Devo metterlo in conto, per essere onesto con me stesso e con i tifosi. Alla peggio mi metterò a studiare il russo, la lingua della mia compagna Olga Plachina».
C’è uno scenario che potrebbe farle cambiare idea?
«Prima di tutto le condizioni tecniche e quelle all’interno della squadra di sciabola: oggi ci sono e ci sarebbero state pure tra quattro mesi; tra un anno, invece, non so. Poi una forte motivazione da trovare: una è il senso della sfida e questo, ve lo confesso, mi gasa non poco».
Gliene suggeriamo una seconda: Montano portabandiera. Se ne parlava per Tokyo 2020.
«Sarebbe stato meraviglioso, ma non si tira avanti solo per portare la bandiera. Certo, se mi dessero la certezza di essere l’alfiere, stringerei i denti. Ma è impensabile che spendano questa garanzia e io non posso chiederlo».
Un Montano pessimista non l’avevamo conosciuto.
«Il Montano dei 25 anni si sarebbe incavolato e avrebbe spaccato il mondo. Ma a 25 anni hai anche un futuro agonistico davanti a te... A quasi 42, invece, mi rode parecchio. Ma devo anche essere pronto a farmene una ragione e non considero negativo questo cambio di atteggiamento: ora sono un uomo maturo».