«Riduzioni? Chi gioca sarà ragionevole»
«La riduzione degli stipendi deve essere una misura concordata, altrimenti il club deve ricorrere al giudice. I giocatori comunque saranno ragionevoli». Luca Ferrari, avvocato dello studio legale Withers, assiste molti campioni e anche un tecnico come Klopp. Il taglio degli emolumenti è all’ordine del giorno e lo scenario non sembra quello di una battaglia tra club e giocatori. Però ci sono dei paletti: «Va tenuto conto della regola generale contenuta nel nostro codice civile, in ipotesi di impossibilità della prestazione. Sia chiaro: siamo di fronte a un’impossibilità temporanea e parziale, dato che i calciatori devono mantenersi in condizione e rimanere a disposizione del club. Se le parti non trovano un’intesa, la legge prevede la possibilità di una riduzione proporzionale dei compensi, ma rimette la decisione al giudice (così, in linea di principio, anche per l’eccessiva onerosità sopravvenuta)». Se non si torna a giocare un patto tra le parti è auspicabile. Ma le società possono forzare la mano? «Potrebbero provarci. Per esempio, in forza di una clausola “nascosta” nei contratti. È all’interno del regolamento di condotta, che è parte integrante del contratto. L’articolo 3.3, di questo “regolamento” prevede che, in caso di eventi di gravità tale da compromettere “non occasionalmente” i ricavi della società, la remunerazione e i premi saranno rinegoziati in buona fede e, in caso di mancato accordo, si applicherà automaticamente una riduzione del 30% annuo per ciascun anno di durata residua del contratto». Sembra un’arma in più in mano ai club: «Non mi risulta però che faccia parte dell’accordo collettivo e per questo dovrebbe considerarsi inefficace nei confronti del singolo giocatore. Oltretutto si tratta di una previsione di difficile interpretazione (fu pensata per proteggere il club in caso di retrocessione): esclude il danno ai ricavi per “casi di forza maggiore”, quindi, se i ricavi sono compromessi in conseguenza delle disposizioni governative, non dovrebbe applicarsi».