«Divieti seguiti al 99%»
Saccone: ma in troppi fanno spese 2 volte al giorno Aziende ancora aperte per attività non essenziali? Se non rispettano le prescrizioni saremo inflessibili
«Siamo nel pieno di un percorso non facile. Milano sta tenendo un comportamento consapevole, rispettoso delle regole. Dobbiamo fare qualche miglioramento, dove è possibile». Dietro la scrivania del prefetto Renato Saccone c’è un dispenser di gel disinfettante. Sul tavolo, statistiche e protocolli, richieste di sindaci e sindacati, aziende ed enti pubblici. I collaboratori entrano con guanti e mascherina celeste. Il prefetto riflette sul «percorso»: «Dobbiamo strutturarci per una strada non breve, ma che ha un senso profondo e un presupposto fondamentale: stroncare la catena di contagio e superare l’emergenza. Dev’essere un percorso duraturo».
Il «coprifuoco» sta funzionando?
«Non c’è un coprifuoco, ci sono regole che limitano la libertà personale per proteggere la salute».
Sono rispettate?
«In città vediamo in modo pressoché totale un comportamento consapevole. Le persone che si muovono violando le regole, stando ai controlli, sono meno dell’1 per cento».
Quanti controlli si fanno?
«Ne abbiamo fatti oltre 220 mila, in linea con le direttive che ci arrivano dal ministero dell’interno guidato da Luciana Lamorgese. Gli esercizi commerciali si sono completamente adeguati, sia quelli del tutto chiusi, sia quelli che hanno diritto a stare aperti».
Le verifiche continuano?
«Certamente, in maniera serrata. Le facciamo su tutto il territorio, cambiano giorno per giorno, anche in base alle segnalazioni dei sindaci. Dunque abbiamo un quadro ampio, e vediamo la correttezza dei comportamenti».
In città si nota ancora un certo movimento.
«I passeggeri del trasporto pubblico si sono ridotti di oltre il 95 per cento. Chi si deve spostare per lo più lo fa in auto e da solo; si tratta di forze dell’ordine, personale sanitario, lavoratori di servizi essenziali. Su 40 mila insegnanti, nessuno è in servizio. L’agenzia delle entrate ha 2 mila dipendenti in smart working e nessuno negli uffici, se sarà necessario sarà presente un presidio ridotto per settore».
Dove si può migliorare?
«Troppe persone, soprattutto anziani, escono ripetutamente a fare la spesa, in certi casi anche più di una volta al giorno. Bisogna ridurre al minimo queste uscite, e gli anziani in particolare possono rivolgersi ai Comuni per l’assistenza».
C’è qualche polemica sui
rider.
«Le consegne di cibo cucinato a domicilio sono un servizio utile, ma non essenziale. Abbiamo concordato con le piattaforme di delivery linee guida conformi alle indicazioni delle autorità sanitarie. È importante che ci sia attenzione sull’intera filiera, dai ristoranti per il confezionamento, ai pagamenti online, al cliente, che deve essere attento a che il rider consegni con le protezioni necessarie».
Quante aziende lavorano?
«La stragrande maggioranza ha chiuso o avviato in maniera
d
I rider
Il cibo a domicilio è un servizio utile. I clienti siano attenti sulle protezioni dei rider
quasi totale lo smart working. Per le attività consentite abbiamo ricevuto numerose comunicazioni. E abbiamo avviato una rete imponente di controlli. Le verifiche documentali della Guardia di Finanza saranno sia preventive, sia successive. Perché le aziende, pur se hanno diritto a stare aperte, possono lavorare soltanto in relazione alla filiera economica autorizzata; l’attività dev’essere limitata alle commesse dichiarate».
E verifiche «di persona»?
«Se ne occupano i carabinieri, con i Nas e il Nucleo tutela del lavoro. In caso di mancato rispetto delle prescrizioni e delle misure di tutela dei lavoratori, è bene ricordarlo, scatta la sospensione immediata dell’attività; saremo inflessibili».
Sul versante sanitario quali sono i punti chiave?
«Per il nostro ruolo, ci stiamo ora concentrando con i sindaci sul reperimento e la gestione di strutture che possano garantire l’isolamento sia per chi è in quarantena, sia per chi viene dimesso dall’ospedale ma non è ancora “negativo”. Bisogna assicurare una idonea ed efficace soluzione di isolamento per chi non può farlo in casa».
Come l’hotel Michelangelo a Milano?
«Esatto, si tratta di strutture strategiche, per evitare nuovi contagi, ma di complessa gestione, perché all’interno bisognerà garantire tutti i servizi: dalla ristorazione, alle pulizie, alla sicurezza, alla sorveglianza sanitaria e l’assistenza psicologica».