TANTI «BALCONI» MA POCHI TAMPONI
Sembra tanto tempo fa. L’italia reagiva cantando, all’emergenza coronavirus che ci blinda in casa. Era tutto un gorgheggiare, dalle finestre, dai ballatoi: Inno di Mameli, «Azzurro», «Napul’è», «Roma Capoccia», «Il mondo». La finestra tornava a parlare, non c’erano più i panni stesi degli Anni 50 ma i lenzuoli arcobaleno, il tricolore, le scritte «Andrà tutto bene». Un web alla buona, neorealista, quando nelle scuole si insegnava educazione civica e
Andrà bene Così alla musica, come terapia contro la paura, è subentrata la rabbia
taglio e cucito. La vecchia Italia che resiste, una rete umana per farsi coraggio.
Tanti balconi, ma pochi tamponi. Così alla musica, come terapia contro la paura, è subentrata la rabbia. Alla signora che si affretta ora in farmacia, dalle finestre urlano: «Vattene a casa», «Stai a casa». Chi va al supermercato è meglio che esibisca le borse per non ricevere improperi dall’alto. Persino alcuni disabili portati a passeggio sono stati insultati. Sembra una caccia all’untore e la pagina Facebook di Roma Capitale, regnante Virginia Raggi, ha pensato bene di invitare i cittadini di ronda alle finestre a denunciare «assembramenti di persone». Intanto a Palermo si registrano le prime razzie alimentari.
In attesa di memoriali, libri, film e documentari social sulla quarantena più lunga della storia d’italia, ricordiamo che la forza del virus sta nel farci credere che non esiste.