Diego, tre anni: morto nel fiume mentre giocava
Matera, a 3 anni si era allontanato da casa I parenti bloccati dai divieti per il virus
Diego, tre anni, è morto mentre giocava, travolto dal fiume in piena.
MATERA «E lo sa qual è l’altra cosa drammatica di questa tragedia? Che il piccolino non potrà avere neppure un funerale». Il sindaco del Comune materano di Bernalda, Domenico Raffaele Tataranno, piange, come tutti in paese, la morte di Diego Sgambato, il bambino di tre anni annegato ieri nel fiume Bradano, nel Metapontino. Per Diego, nella città di Bernalda, sono stati proclamati due giorni di lutto cittadino.
Il piccolo, che abitava assieme alla famiglia — imprenditori agricoli originari della provincia di Caserta — ha trovato la morte a trecento metri dalla sua cameretta dei giochi. È cascato dentro quel fiume che scorre vicino a casa, è quasi una certezza. Resta da capire come. Venerdì scorso, intorno alle 11, approfittando di un momento di distrazione di papà e mamma e uscendo di casa in compagnia del suo cane, il bimbo è arrivato vicino al fiume, che con le ore si era ingrossato a causa della pioggia incessante. Forse un passo incerto e la caduta. Per tutta la giornata di venerdì, di notte e fino alle prime luci dell’alba di ieri, sulle tracce di Diego si sono mosse più di centocinquanta persone: tra carabinieri, Vigili del fuoco, uomini della Protezione civile, e sommozzatori. Anche con i droni. La notizia della scomparsa era arrivata in serata anche nelle trasmissioni televisive di Chi l’ha visto? e Quarto grado.
«Abbiamo perlustrato in lungo e largo la zona. Ma non è stato subito possibile individuare il corpo, perché il colore giallo ocra del giubbino di Diego si confondeva con il colore giallastro del fiume», racconta il capitano dei carabinieri, Massimo Cipolla, comandante della Compagnia di Pisticci, a pochi chilometri da Bernalda e Metaponto, che ha condotto le indagini, sotto la supervisione della Procura di Matera e del pubblico ministero Annunziata Cazzetta.
Diego è stato ritrovato intorno alle 7.30 di ieri mattina.
Con il sole appena sorto e l’aria tersa.
«Al mattino presto, dopo le forti piogge della notte, il corpo, rinvenuto grazie all’intervento dei cani molecolari del Gruppo cinofilo dei carabinieri di Firenze, era visibile tra le canne del letto del fiume. Scivolato in acqua, potrebbe essere rimasto incastrato nel canneto annegando in un tratto la cui profondità era di poco più di un metro», aggiunge il capitano. «Il papà di Diego mi ha raccontato che qualche giorno prima, il bambino si era allontanato in direzione dello stesso fiume, ma dalla parte opposta a quella di venerdì scorso: ritrovato, poi, grazie al fiuto del cane Corso», racconta il sindaco di Bernalda.
La disperazione ha travolto come un’onda anche i nonni. «Cosa vuoi che ti dica? — le parole di quello paterno Carmine, all’amico Gianni Fabbris, presidente di Altragricoltura —. Se il mio nipotino è caduto nel fiume, niente e nessuno potrà più restituirmi quel suo sorriso».
E lacerante è il dramma del nonno materno, Angelo, che vive nell’avellinese e che non si rassegna all’idea di non poter vedere l’ultima volta il nipote. Il suo è un appello disperato: «Portatemi lì chiuso in un’ambulanza, anche a mie spese: vi prego, fate un atto di umanità».
Ricerche
Oltre 150 persone hanno battuto l’area per quasi 24 ore Utilizzati anche i droni