Corriere della Sera

«Questo virus è infido Tra un mese capiremo l’effetto delle chiusure»

Rezza: spesso il contagio cala e poi rispunta

- di Margherita De Bac

«Macché riaperture. Dobbiamo toglierci questa parola dalla testa per un bel po’», prende le distanze da previsioni fin troppo ottimistic­he Giovanni Rezza, direttore del dipartimen­to malattie infettive Istituto Superiore di Sanità.

Dunque il ritorno alla vita normale è lontano?

«Ancora dobbiamo vedere gli effetti chiari delle misure di contenimen­to e già pensiamo alla vita normale? Non esiste. Il virus non scompare per incanto e se anche avessimo la bacchetta magica per eliminarlo dovremmo fare i conti col resto d’europa, con i Paesi che non hanno adottato provvedime­nti forti prendendo a modello la città di Wuhan, dove è cominciata l’epidemia. Che facciamo, sigilliamo le frontiere per difenderci?».

Il governo è orientato a prolungare la chiusura totale per altre due settimane oltre il 3 aprile. Giusto?

«Abbiamo visto decrescere la trasmissio­ne del virus nelle ex zone rosse del Nord, a Codogno in particolar­e, dove le chiusure sono scattate prima. Nel resto d’italia sono cominciate l’8 marzo. In sole 2 settimane gli effetti del blocco non sono visibili, per avere chiarezza bisogna arrivare almeno fino alla fine di aprile. È logico prevedere di allungare il blocco almeno di altre due settimane».

E quando la curva scenderà con chiarezza?

«Anche quando vedremo che la diminuzion­e dei casi è chiara e decisa e che non si tratta di un semplice rallentame­nto non si potrà dichiarare tana liberi tutti. Guardiamo l’esempio di Wuhan. I casi si sono azzerati definitiva­mente il 19 marzo eppure stanno programman­do la ripresa con estrema prudenza».

Emergenza finita a maggio?

«Abbiamo a che fare con un virus infido. Quando sembra aver mollato ecco che rispunta fuori, pronto a ripartire rapidament­e. Guardiamo cosa è successo in Calabria e, nel Lazio, a Fondi e Nerola. La circolazio­ne era ritenuta bassa eppure ha colpito con focolai improvvisi».

Bisogna attendere che il valore R0, l’erre-zero, indice di contagiosi­tà, scenda?

d Anche quando la diminuzion­e sarà chiara non si potrà dichiarare tana liberi tutti

«L’R0 è un parametro importante per valutare un’epidemia in una malattia infettiva. Significa numero di riproduzio­ne di base e indica il numero di contagi medi secondari partiti da una persona infetta. Per bloccare il virus occorre che l’erre-zero sia inferiore a 1 vale a dire che un individuo non contagi neppure una seconda persona. Solo così l’incidenza diminuisce».

Qual è l’indice di contagiosi­tà del virus in Italia?

«Se il nuovo coronaviru­s fosse stato libero di correre avrebbe raggiunto un R0 di 2-3. Con questi interventi di contenimen­to si potrà ricondurre al di sotto della soglia, come è successo a Codogno, prima di una ripresa. Il valore dell’italia non si può stimare perché abbiamo diverse situazioni regionali. Siamo nettamente al di sopra di 1. Se non ci fosse stato il lockdown in 6 mesi l’epidemia avrebbe provocato milioni di malati e avremmo potuto calcolarlo a due mesi dalla comparsa del virus. In Italia la situazione è diversa, le chiusure sono state progressiv­e quindi non è possibile prevedere la data del picco».

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Infettivol­ogo Giovanni Rezza, 65 anni, direttore del Dipartimen­to di malattie infettive dell’iss

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