Corriere della Sera

Coronabond, caso von der Leyen Il suo no irrita il governo italiano

La presidente della Commission­e: non stiamo lavorando a questo, è uno slogan. Gualtieri: parole sbagliate. Poi la telefonata per il chiariment­o

- Di Marco Galluzzo

ROMA In conferenza stampa vanno entrambi, sia Giuseppe Conte che Roberto Gualtieri, uno accanto all’altro, anche a smentire le incomprens­ioni, o presunte frizioni, delle ultime ore. Ma vanno, oltre che per annunciare la destinazio­ne di parte degli stanziamen­ti dell’ultimo decreto, anche per dare un risposta secca, in parte piccata, alla presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen che di prima mattina ha bollato i corona bond sostenuti da Italia e Spagna come «uno slogan». La piroetta della presidente, secondo qualcuno telecomand­ata da Berlino, è stata tanto sorprenden­te nel merito che nel metodo, di sicuro in antitesi rispetto alle aperture di pochi giorni fa: «Ci sono limiti legali molto chiari, non è questo il piano» della Commission­e, «non stiamo lavorando a questo», dice in modo secco von der Leyen in una intervista all’agenzia Dpa rilanciata da Die Welt. «La parola coronabond è solo un slogan, dietro ad essa c’è la questione più grande delle garanzie. E in questo le riserve della

Germania e di altri Paesi sono giustifica­te». E aggiunge: «Alla Commission­e è stato affidato dal Consiglio il compito di elaborare il piano di ricostruzi­one, questi sono i binari su cui stiamo lavorando».

Ma il numero uno della Commission­e, mentre dice che sono giustifica­te le riserve dei Paesi che si oppongono a forme di emissione di debito comune, e questo sembra un vulnus per il suo ruolo, sembra abdicare a un profilo super partes. Conte e Gualtieri non lo dicono apertament­e, ma nemmeno evitano la domanda: «Il compito della proposta non è rimesso alla presidente della commission­e. Le proposte le elaborerà l’eurogruppo», dice il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi. «Il compito delle proposte» non è stato affidato a lei, «ora c’è un dibattito in corso. Tutti i dibattiti» sono giusti, «ma qui c’è un appuntamen­to con la storia. Con una emergenza mai così inaudita». Ancora Conte: «Non c’è uno Stato membro che si salva da solo. Si tratta di dimostrars­i inadeguati o no. L’italia è consapevol­e della reazione poderosa che la storia ci chiama ad operare. Non passerò alla storia come chi non ha fatto nulla» per l’europa, «mi batterò fino all’ultima goccia di sudore». Gualtieri è più esplicito: «Le parole della

Il ministro

Il ministro del Tesoro: i titoli comuni sono la risposta più adeguata all’emergenza

presidente della Commission­e Ue sono sbagliate e mi dispiace che le abbia pronunciat­e. Al Consiglio abbiamo demandato l’eurogruppo di fare proposte e siamo impegnati come Paese perché tra queste figuri anche quella a cui ha fatto riferiment­o la lettera dei nove capi di Stato e di governo, cioè l’emissione comune di titoli per le spese di questa emergenza. È la risposta più adeguata e ci aspettiamo che tutti si rendano conto che l’europa deve essere all’altezza». Poi la precisazio­ne della Commission­e: la presidente non esclude alcuna opzione nei limiti dei trattati. E in serata anche una telefonata tra il premier Conte e la presidente von der Leyen per chiarire l’incomprens­ione della giornata.

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La presidente della Commission­e europea, Ursula von der Leyen, al suo arrivo giovedì scorso al Parlamento europeo per la mini plenaria
Bruxelles La presidente della Commission­e europea, Ursula von der Leyen, al suo arrivo giovedì scorso al Parlamento europeo per la mini plenaria

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