Coronabond, caso von der Leyen Il suo no irrita il governo italiano
La presidente della Commissione: non stiamo lavorando a questo, è uno slogan. Gualtieri: parole sbagliate. Poi la telefonata per il chiarimento
ROMA In conferenza stampa vanno entrambi, sia Giuseppe Conte che Roberto Gualtieri, uno accanto all’altro, anche a smentire le incomprensioni, o presunte frizioni, delle ultime ore. Ma vanno, oltre che per annunciare la destinazione di parte degli stanziamenti dell’ultimo decreto, anche per dare un risposta secca, in parte piccata, alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen che di prima mattina ha bollato i corona bond sostenuti da Italia e Spagna come «uno slogan». La piroetta della presidente, secondo qualcuno telecomandata da Berlino, è stata tanto sorprendente nel merito che nel metodo, di sicuro in antitesi rispetto alle aperture di pochi giorni fa: «Ci sono limiti legali molto chiari, non è questo il piano» della Commissione, «non stiamo lavorando a questo», dice in modo secco von der Leyen in una intervista all’agenzia Dpa rilanciata da Die Welt. «La parola coronabond è solo un slogan, dietro ad essa c’è la questione più grande delle garanzie. E in questo le riserve della
Germania e di altri Paesi sono giustificate». E aggiunge: «Alla Commissione è stato affidato dal Consiglio il compito di elaborare il piano di ricostruzione, questi sono i binari su cui stiamo lavorando».
Ma il numero uno della Commissione, mentre dice che sono giustificate le riserve dei Paesi che si oppongono a forme di emissione di debito comune, e questo sembra un vulnus per il suo ruolo, sembra abdicare a un profilo super partes. Conte e Gualtieri non lo dicono apertamente, ma nemmeno evitano la domanda: «Il compito della proposta non è rimesso alla presidente della commissione. Le proposte le elaborerà l’eurogruppo», dice il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi. «Il compito delle proposte» non è stato affidato a lei, «ora c’è un dibattito in corso. Tutti i dibattiti» sono giusti, «ma qui c’è un appuntamento con la storia. Con una emergenza mai così inaudita». Ancora Conte: «Non c’è uno Stato membro che si salva da solo. Si tratta di dimostrarsi inadeguati o no. L’italia è consapevole della reazione poderosa che la storia ci chiama ad operare. Non passerò alla storia come chi non ha fatto nulla» per l’europa, «mi batterò fino all’ultima goccia di sudore». Gualtieri è più esplicito: «Le parole della
Il ministro
Il ministro del Tesoro: i titoli comuni sono la risposta più adeguata all’emergenza
presidente della Commissione Ue sono sbagliate e mi dispiace che le abbia pronunciate. Al Consiglio abbiamo demandato l’eurogruppo di fare proposte e siamo impegnati come Paese perché tra queste figuri anche quella a cui ha fatto riferimento la lettera dei nove capi di Stato e di governo, cioè l’emissione comune di titoli per le spese di questa emergenza. È la risposta più adeguata e ci aspettiamo che tutti si rendano conto che l’europa deve essere all’altezza». Poi la precisazione della Commissione: la presidente non esclude alcuna opzione nei limiti dei trattati. E in serata anche una telefonata tra il premier Conte e la presidente von der Leyen per chiarire l’incomprensione della giornata.