L’impegno del Buzzi, ospedale dei bimbi «Malati anche qui, dateci una mano»
I casi
La Terapia intensiva destinata a chi è colpito dal Covid: «Ci sono già sette adulti»
d Abbiamo creato un reparto isolato dove sono ricoverati almeno 10 bambini con Covid, per noi è importante tenerli separati dalle mamme che vengono a partorire
Agli inizi di febbraio la Fondazione ospedale dei bambini Buzzi, eccellenza pediatrica a Milano, aveva lanciato una raccolta fondi per il «Nuovo Grande Buzzi». L’emergenza Covid ha stravolto le priorità, tutte le energie si sono concentrate per reperire macchinari e presidi sanitari in accordo con il commissario nazionale, la regione e gli altri ospedali. Una task force di una ventina di professionisti, guidati dal presidente della Fondazione Stefano Simontacchi, è andata a caccia di fornitori, li ha messi in contatto con le altre strutture, ha aiutato imprenditori a riconvertire la propria produzione. Ma da due giorni pure il Buzzi è precipitato direttamente nell’emergenza. «Anche la nostra terapia intensiva è stata destinata ai malati da Covid — spiega il presidente Simontacchi —. Ci sono già 7 adulti, ne arriveranno altri due. I bambini sono stati trasferiti in una delle tre sale
● La Fondazione ha lanciato una raccolta fondi per un nuovo grande ospedale e ora anche per l’allarme Covid operatorie. Abbiamo prestato dei macchinari e adesso ne siamo sforniti noi. Capisco che è stata una scelta estrema, la situazione è disperata».
La Fondazione Buzzi si è mossa subito per aiutare chi era in prima linea per fermare l’epidemia, adesso si ritrova al fronte, con gli stessi problemi e le stesse necessità. «Cinque nostri anestesisti su 18 sono risultati positivi e sono a casa — fa sapere preoccupato Simontacchi —. La responsabile del reparto non va a casa da quattro giorni. Abbiamo creato un reparto isolato dove sono ricoverati almeno dieci bambini con Covid. Per noi è importantissimo tenerli separati dalle mamme che vengono per partorire, ma anche da altri bambini che hanno patologie molto gravi. Questo è un centro di riferimento per malattie che agiscono sull’apparato respiratorio, è facile capire che per nessun motivo questi pazienti devono venire a contatto con il virus».
Quella raccolta fondi nata per realizzare un ospedale modello, il primo in Italia «xray free», per sopperire proprio al fatto che i bambini vengono trattati in terapie intensive pensate per adulti, adesso si rafforza di significato. «Chi dona in questo momento alla Fondazione dona due volte — spiega Simontacchi —. Perché quello che ora viene destinato anche ad altri ospedali per l’emergenza potrà poi contribuire alla nascita del nuovo Grande Buzzi».
È una corsa contro il tempo, lo sanno bene i venti professionisti della task force che stanno dedicando le loro giornate a reperire materiali, a trovare risorse ovunque. «Grazie al fatto di essere un ente privato siamo in grado di agire con più rapidità — spiega Simontacchi —. Ad esempio, blocchiamo dei beni urgenti in attesa che il pubblico autorizzi l’acquisto. Altrimenti passano giorni e, come si è visto, altre nazioni più aggressive finiscono per arrivare prima di noi». Uno sforzo che ha portato a individuare 250 potenziali fornitori di mascherine, letti e ventilatori e a selezionarne 25. Come il caso di Aosta, l’allarme dei medici senza più camici. Trovati in poche ore.
L’appello è rivolto soprattutto ai grandi donatori, una raccolta che nella prima settimana ha superato due milioni. Un impegno che la Fondazione Buzzi sin dalle prime ore ha preso per gli altri, e che adesso tornerà utile anche per i propri reparti. Perché il virus avanza, se non si agisce in fretta.