Marito e moglie di nuovo insieme. In reparto
«Un desiderio: vorrei parlare al telefono con mia moglie, ricoverata come me per il Coronavirus, ma non so dove». Il paziente, 85 anni, ignorava che lui e la compagna 83enne, a cui è legato da tutta la vita, erano a due piani di distanza nello stesso ospedale di Melzo, a Est di Milano. E adesso marito e moglie, le cui condizioni sono in netto miglioramento, sono stati riuniti nella stessa camera d’ospedale. Merito di Flavia Musco, uno di quei medici che non vede solo «dei pazienti» davanti a sé, ma anche delle persone. E a cui non pare di aver fatto nulla di speciale. «Sono chirurgo specializzato in senologia, solitamente mi occupo di altro, ma come tutti i colleghi di altre specialità mi sono offerta per dare una mano agli internisti. Qui a Melzo l’11 marzo siamo stati travolti da una specie di ondata, arrivata soprattutto con i ricoveri da Bergamo». Durante il giro in una delle corsie dedicate ai malati Covid (tre reparti sono stati accorpati e dedicati all’emergenza sanitaria), Flavia incontra il pensionato, un cittadino melzese ricoverato per le complicanze da coronavirus. «Queste persone — racconta Musco — a parte il controllo e la regolazione dell’ossigeno, hanno bisogno di conforto. Gli si toglie la mascherina, gli si dà un sorso d’acqua, si chiede loro se hanno bisogno di qualcosa, perché è noto che non possono avere contatti con l’esterno. Gli anziani, poi, sono i più soli, spesso senza telefono, isolati da tutto e da tutti». Lì arriva la richiesta: «Voleva un piatto di pastasciutta, rido se ci penso, ma soprattutto voleva prendere contatto con la moglie, che è disabile. Non sapeva dove fosse, non ricordava molto, sapeva che era malata anche lei». È stata questione di una telefonata. All’altro capo risponde la badante della donna, ma si riesce a capire che anche la donna è all’ospedale di Melzo. Lei al quarto piano, lui al secondo. Entrambi all’oscuro di tutto. «All’uomo non ho detto niente. All’inizio ho fatto le verifiche del caso, soprattutto per vedere se le loro condizioni erano compatibili per una eventuale degenza uno accanto all’altro. Effettivamente stanno rispondendo bene alle terapie dell’ossigeno, contiamo di poterli dimettere a breve, compatibilmente con la loro età». Il caso ha voluto che nella stanza della donna si fosse liberato un letto, e i due si sono ritrovati ancora vicini, come fanno da tutta la vita.
Nel Milanese
La dottoressa è riuscita a ricoverare i due anziani uno accanto all’altro. Ora stanno meglio entrambi