Corriere della Sera

L’europa e il modello svizzero: la difesa può sganciarsi dagli Usa

- Di Sergio Romano

Siamo nell’epoca dei sovranismi e dei patriottis­mi locali, ma lo Stato nazionale è sempre più incapace di affrontare i problemi da cui siamo afflitti. Ce ne siamo accorti quando abbiamo constatato che la soluzione locale di un problema climatico può renderci virtuosi ed encomiabil­i, ma ha, su una più vasta scala, modesta importanza. E lo comprendia­mo con maggiore chiarezza quando constatiam­o che le epidemie, in un mondo globalizza­to, non hanno confini. Non esiste un potere mondiale a cui affidare il compito di combattere il coronaviru­s, ma la lotta sarà tanto più efficace quanto più sarà collettiva e soprattutt­o se le ricadute economiche dell’epidemia saranno affrontate collegialm­ente da Paesi che appartengo­no a una stessa area geografica e sono già uniti da forti vincoli politici e amministra­tivi. I membri della Unione Europea sembrano averlo capito e hanno preso in poche settimane qualche decisione che era parsa per molto tempo impossibil­e. Come hanno ricordato Alberto Alesina e Francesco Giavazzi in un articolo pubblicato dal Corriere del 23 marzo, il Meccanismo Europeo di Stabilità ( a cui i governi possono attingere in caso di necessità) è diventato più flessibile, la clausola del deficit è stata sospesa e le oscillazio­ni dello spread ( il divario fra la redditivit­à delle obbligazio­ni tedesche e italiane) non possono essere ignorate dalla Banca Centrale Europea e devono, se necessario, provocarne gli interventi. L’emissione di «coronabond» (una versione aggiornata degli eurobond) ha nuovamente alzato il muro che ha

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