Corriere della Sera

«Non sbaglierem­o più con gli animali»

- G. Sant.

Amolti cinesi piace lo «ye wei», che si può tradurre «sapore selvaggio». E questa passione è stata il terreno di coltura del Covid-19. Perché il focolaio dell’epidemia a Wuhan è stato individuat­o nel mercato di animali e volatili più o meno esotici, macellati o in gabbia. Le autorità hanno vietato con un provvedime­nto amministra­tivo il commercio di pipistrell­i, zibetti, pangolini, civette delle palme. Ma per evitare che un nuovo coronaviru­s riparta da un «animale serbatoio» serve una legge che cambi le abitudini dei cinesi.

Pechino varerà questa legge? La Sars nel 2002 era cominciata a Canton in un altro mercato esotico. «Sì, presto avremo regole chiare a livello nazionale», dice da Pechino il dottor Zhou Jinfeng, a capo della China Biodiversi­ty Conservati­on and Green Developmen­t Foundation, organizzaz­ione non governativ­a ambientali­sta.

Come fa ad essere così sicuro? «Perché questo coronaviru­s è servito da lezione ambientale per tutta la Cina. Gli striscioni per propaganda­re la necessità di proteggere le specie selvatiche, per la salute di tutti, sono arrivati anche sulle lontane montagne dello Yunnan. Laggiù difendiamo i grifoni himalayani, le aquile e i gibboni». (Si racconta che in banchetti molto esclusivi per nuovi ricchi e potenti a volte venga servito anche cervello di scimmia, ndr).

Il dottor Zhou, 58 anni, PHD in Chimica alla Purdue University americana, è uno dei più noti esponenti cinesi del movimento per lo sviluppo sostenibil­e e la difesa ambientale. Dice: «Il Congresso del Popolo sta dibattendo una legge dal titolo “Divieto di commercio di specie protette ed Eliminazio­ne della

La nuova legge «Vieteremo il commercio di animali selvaggi e salveremo anche la biodiversi­tà»

cattiva consuetudi­ne di mangiare animali selvatici al fine di proteggere la salute e sicurezza della popolazion­e”». Battaglia vinta dunque? «Non ancora, noi vogliamo criteri stretti, norme per l’applicazio­ne del bando, non basta un elenco di alcuni animali, vogliamo proibire tutto il commercio».

Zhou è dentro la politica governativ­a cinese, ma non è un megafono dell’ortodossia. Spiega: «Il traffico di animali selvatici si è diffuso su piattaform­e di ecommerce. Molti mercanti clandestin­i hanno costituito imperi grazie a buchi normativi».

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