Kanal Istanbul: il «folle progetto» di Erdogan diventa realtà
Il sindaco Imamoglu: «Pensi alla pandemia»
Istanbul avrà il suo secondo Bosforo. Nonostante le proteste degli ambientalisti e dell’opposizione, è stata lanciata il 26 marzo la prima gara d’appalto per quello che lo stesso Recep Tayyip Erdogan aveva definito dieci anni fa un «çilgin proje», «un progetto folle». Si tratta di un canale artificiale lungo 45 chilometri che unirà il Mar Nero al Mar di Marmara, per la precisione da Durusu all’insenatura di Kurucesme, rendendo di fatto un’isola la parte europea della megalopoli.
L’obiettivo ufficiale del governo turco è quello di alleggerire il traffico nell’attuale stretto in cui ogni anno passano 50mila navi e di limitare i rischi, dovuti alla presenza di forti correnti e di punti in cui l’acqua è poco profonda. L’ultimo incidente risale allo scorso dicembre.
La gara d’appalto ha riguardato la fase progettuale della ricostruzione dei ponti storici di Odabasi, costruito nel 1530 dall’architetto di Solimano il Magnifico, e di Dursunkoydue che sono lungo il percorso del futuro canale. Secondo l’agenzia stampa governativa turca «Anadolu», che ha citato un portavoce del ministero dei Trasporti, sarebbero cinque le società in lizza.
Le manie di grandezza del presidente turco sono ormai note. Negli ultimi anni ha inaugurato un tunnel sotto il Bosforo, un terzo ponte sopra il Bosforo, un nuovo aeroporto e la moschea più grande della Turchia. Questo progetto, però, supera gli altri. È un’opera faraonica comparabile alla costruzione durante la guerra fredda della diga di Assuan in Egitto con la differenza che in questo caso i problemi potrebbero essere molto maggiori dei benefici. Il costo stimato per la sua realizzazione è di circa 11,6 miliardi di dollari. Una cifra che potrebbe impattare negativamente sull’economia turca, già in seria difficoltà. E poi c’è il rischio di prosciugare le riserve acquifere della parte europea di Istanbul, nella quale abitano 10 milioni di persone e dove non mancano problemi causati da urbanizzazione selvaggia e dissesto idrogeologico.
Nella mente di Erdogan Kanal Istanbul dovrebbe essere pronto entro il 29 ottobre 2023, in modo da festeggiare degnamente il centesimo anniversario della nascita della repubblica turca. Ma a cercare di sbarragli la strada c’è Ekrem Imamoglu, l’uomo che, l’anno scorso, a dispetto di ogni previsione, è diventato sindaco di Istanbul dopo 25 anni di dominio incontrastato dell’akp, e che molti considerano il leader in grado di porre fine ai 17 anni di «regno» del «Sultano». È stato lui all’inizio dell’anno a dare il via ad un’azione legale contro
Gara d’appalto Giovedì scorso la prima gara d’appalto per la costruzione del contestato passaggio
l’opera. Ora, con la pandemia in corso, rincara la dose. «Non riesco nemmeno a immaginare le ragioni di chi sta iniziando la costruzione del canale durante la crisi del coronavirus — ha dichiarato giovedì scorso —, oggi ci sono milioni di persone che stanno per perdere il lavoro perché le loro aziende sono state chiuse. Pensare di spendere soldi per quest’opera mi lascia senza parole. Usiamo le nostre risorse per i cittadini». A Istanbul sono state già 50mila le famiglie che hanno chiesto un aiuto economico al comune a causa del Covid-19.
Il nuovo canale potrebbe causare anche attriti con Mosca perché la navigazione non sarebbe regolata dalla Convenzione di Montreux consentendo il passaggio di navi da guerra di altri Paesi e mettendo così a repentaglio la supremazia militare russa nel Mar Nero.