Armstrong senza pace dopato anche il consulente
Positivo il professor Gleaves, che difese il re decaduto dei 7 Tour
patteggiando 5 milioni di dollari di multa (contro i 100 chiesti dall’accusa), Gleaves con un sostanzioso assegno firmato dal texano e un contratto per tre cattedre (Kinesiologia, Sociologia delle Olimpiadi, Filosofia del Movimento Umano) nella sua California.
Delle «prospettive interdisciplinari del doping» il professor Gleaves ha certamente discusso (a porte chiuse) la settimana scorsa davanti alla commissione giudicante dell’usada, l’agenzia antidoping degli Stati Uniti. Obiettivo: giustificare la sua positività a un micidiale cocktail di prodotti proibiti (quattro tra steroidi e ormoni) rilevato in un controllo ai campionati nazionali veterani di ciclismo su pista del 2019. Una bomba farmacologica non molto efficace in gara (fu quinto classificato su sei nella corsa a punti) ma che gli ha fruttato quattro anni di squalifica da parte dei giudici, evidentemente insensibili alle sue tesi.
Quando prese le difese del sette volte vincitore del Tour de France (e sette volte radiato), John Gleaves sposò la tesi dell’«inevitabilità del doping in un contesto compromesso» e si lanciò contro i «persecutori dell’atleta che con la loro campagna di odio hanno fatto carriera nella giustizia e nel giornalismo» e per questo venne duramente attaccato dal procuratore generale
Chad Readler, che lo accusò di qualunquismo. Invitato lo scorso anno a spiegare le sue tesi agli studenti dell’università di Aarhus, in Danimarca, il professor Gleaves si è espresso così: «Sul doping mi pongo domande metodologiche ed epistemologiche. Navigare in queste sfide mi ha rivelato approcci potenzialmente utili per comprendere e descrivere i comportamenti antidoping». Se la squalifica abbia modificato il suo pensiero epistemologico non è dato a sapersi: il professore ha cancellato il profilo Twitter, messo in manutenzione il suo sito Internet e staccato il cellulare.
● Si è laureato campione del mondo nel 1993