Senso della misura e leggerezza: la scelta vincente di Zoro
Quando tutto questo sarà finito ci sarà da interrogarsi a lungo su come la televisione ha reagito alla pandemia. Che immagine della crisi ci ha restituito in questi giorni angoscianti? Quali sono stati gli impatti sulle strategie editoriali e sui linguaggi? Per i pochi programmi in diretta che sono rimasti accesi, risparmiati dal contagio e dagli inevitabili tagli di palinsesto, trovare il giusto tono non è certo facile. Non si può cedere al catastrofismo ma ogni leggerezza in questo momento rischia di sembrare inopportuna o eccessiva di fronte allo stato d’animo collettivo: trovare un registro sensato è missione per pochi.
Mi sembra che uno di questi sia Diego Bianchi in arte Zoro, che in queste settimane ha continuato a raccontare la realtà del nostro Paese e delle altre realtà internazionali nel suo appuntamento del venerdì sera su La7, Propaganda live. Non era scontato: Propaganda è un talk show che vive di cazzeggio, si nutre molto delle prese in giro alle piccole e grandi follie di politici, celebrità e gente comune, che si svelano nella realtà e in quella virtuale dei social. In questi giorni il materiale umano è inevitabilmente ridotto. Bianchi e il suo gruppo hanno così fatto la scelta migliore: non negare la situazione (si vedono anche cameramen e autori con maschere e guanti), ma restituirla con grande umanità, adeguando la comunicazione al progredire dell’emergenza nel corso delle settimane. Venerdì sera, hanno aiutato non poco i collegamenti via Skype con le case degli ospiti, che hanno restituito curiosi e intimi spaccati di vita, compresa la instant sit-com direttamente dal divano di casa Mastandrea.
Siamo tutti nella stessa barca. L’anima di approfondimento è rimasta intatta, con i soldati Marco Damilano e Paolo Celata incaricati di restituire uno sguardo sul mondo là fuori. Propaganda è diventato un programma di «resilienza», e mai come in questi giorni ce n’è un gran bisogno.