«La curva tralascia diverse variabili Di sicuro il calo non sarà rapido»
Sono essenziali per disegnare scenari alternativi e valutare risposte. Ma anche i più rigorosi poggiano su ipotesi da verificare e non è detto che riescano a riprodurre quanto succede. Modelli matematici, indispensabili per cercare di governare le epidemie, a volte però poco precisi e suscettibili di previsioni non calzanti. Spiega l’epidemiologa Stefania Salmaso: «Sono strumenti potenti per valutare l’impatto delle misure di contrasto. Si basano su assunzioni di base tra le quali le più importanti sono la contagiosità del virus, la quantità di persone contagiose, la durata del tempo durante il quale gli infetti possono ancora trasmettere l’infezione, le probabilità di contatto tra individui diversi, contagiosi e non, in diversi contesti, ad esempio lavorativo, familiare, svago».
Come ex direttrice del Centro nazionale epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cneps) dell’istituto Superiore di Sanità, si è avvalsa di questi strumenti in
situazioni pandemiche. C’era lei quando arrivò la pandemia influenzale del 2009: «In Italia ci fu troppa fretta di bollarla come bufala e sono stati persi molti strumenti utili».
Ai modelli matematici si ricorre per calcolare come si sarebbe evoluta la diffusione di un virus nella popolazione in mancanza di interventi di contrasto. E poi per calcolare, su scenari così ricostruiti, l’effetto delle contromisure e quindi il loro impatto in termini di riduzione dell’epidemia. Ma fino a che punto possiamo considerarli attendibili?
«È difficile fare assunzioni certe per sviluppare risposte — continua —. In questo caso sono tante le domande cui non possiamo rispondere. Quante persone sono rimaste a casa durante il blocco? Quante vanno a lavorare? Quanto pesa ancora la trasmissione di infezioni all’interno dei nuclei familiari in isolamento? Sono variabili che possono fare la differenza».
Ai fini del contenimento di una epidemia, il raggiungimento del picco è una buona notizia, indica che siamo sulla strada giusta per uscire dall’emergenza. Nei giorni successivi i casi saranno minori e la forza con cui si trasmette il virus si attenuerà. La discesa però non sarà rapidissima come l’ascesa. Infatti, continua Salmaso, «raramente la curva è simmetrica. In questo caso all’inizio il numero dei casi raddoppiava ogni tre giorni e ha continuato a crescere».
In condizioni naturali l’epidemia si esaurisce via via che il virus non trova più soggetti da contagiare. Per questo «il distanziamento sociale è un’ottima soluzione», conclude. «Tagliamo le vie di circolazione e sopravvivenza dell’agente infettivo eliminando la maggior parte dei contatti tra le persone. A questo punto rimarranno da bloccare i contagi interfamiliari e tra chi lavora nei servizi essenziali».