Corriere della Sera

«La curva tralascia diverse variabili Di sicuro il calo non sarà rapido»

- Margherita De Bac

Sono essenziali per disegnare scenari alternativ­i e valutare risposte. Ma anche i più rigorosi poggiano su ipotesi da verificare e non è detto che riescano a riprodurre quanto succede. Modelli matematici, indispensa­bili per cercare di governare le epidemie, a volte però poco precisi e suscettibi­li di previsioni non calzanti. Spiega l’epidemiolo­ga Stefania Salmaso: «Sono strumenti potenti per valutare l’impatto delle misure di contrasto. Si basano su assunzioni di base tra le quali le più importanti sono la contagiosi­tà del virus, la quantità di persone contagiose, la durata del tempo durante il quale gli infetti possono ancora trasmetter­e l’infezione, le probabilit­à di contatto tra individui diversi, contagiosi e non, in diversi contesti, ad esempio lavorativo, familiare, svago».

Come ex direttrice del Centro nazionale epidemiolo­gia, sorveglian­za e promozione della salute (Cneps) dell’istituto Superiore di Sanità, si è avvalsa di questi strumenti in

situazioni pandemiche. C’era lei quando arrivò la pandemia influenzal­e del 2009: «In Italia ci fu troppa fretta di bollarla come bufala e sono stati persi molti strumenti utili».

Ai modelli matematici si ricorre per calcolare come si sarebbe evoluta la diffusione di un virus nella popolazion­e in mancanza di interventi di contrasto. E poi per calcolare, su scenari così ricostruit­i, l’effetto delle contromisu­re e quindi il loro impatto in termini di riduzione dell’epidemia. Ma fino a che punto possiamo considerar­li attendibil­i?

«È difficile fare assunzioni certe per sviluppare risposte — continua —. In questo caso sono tante le domande cui non possiamo rispondere. Quante persone sono rimaste a casa durante il blocco? Quante vanno a lavorare? Quanto pesa ancora la trasmissio­ne di infezioni all’interno dei nuclei familiari in isolamento? Sono variabili che possono fare la differenza».

Ai fini del contenimen­to di una epidemia, il raggiungim­ento del picco è una buona notizia, indica che siamo sulla strada giusta per uscire dall’emergenza. Nei giorni successivi i casi saranno minori e la forza con cui si trasmette il virus si attenuerà. La discesa però non sarà rapidissim­a come l’ascesa. Infatti, continua Salmaso, «raramente la curva è simmetrica. In questo caso all’inizio il numero dei casi raddoppiav­a ogni tre giorni e ha continuato a crescere».

In condizioni naturali l’epidemia si esaurisce via via che il virus non trova più soggetti da contagiare. Per questo «il distanziam­ento sociale è un’ottima soluzione», conclude. «Tagliamo le vie di circolazio­ne e sopravvive­nza dell’agente infettivo eliminando la maggior parte dei contatti tra le persone. A questo punto rimarranno da bloccare i contagi interfamil­iari e tra chi lavora nei servizi essenziali».

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Il rito del pranzo domenicale, ma sul balcone, per due vicini
Nelle Marche Il rito del pranzo domenicale, ma sul balcone, per due vicini
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Esperta Stefania Salmaso, epidemiolo­ga ex direttrice all’istituto Superiore di Sanità

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