Corriere della Sera

ORSZÀGGYUL­ÉS

- Paolo Valentino

del virus e per chi diffonde notizie false. Quest’ultima misura è particolar­mente controvers­a. Secondo l’istituto Internazio­nale per la Stampa di Vienna, le minacce contro i giornalist­i, che in base alle nuove regole potranno essere accusati di diffondere fake news, «costituisc­ono un nuovo passo verso il totale controllo dell’informazio­ne e l’ulteriore soppressio­ne della libertà di stampa in Ungheria».

Per Ingibjorg Gisladotti­r, che dirige l’ufficio per le Istituzion­i democratic­he e i diritti umani dell’ocse, «è chiaro che un governo debba agire rapidament­e per proteggere la sua popolazion­e dall’epidemia di coronaviru­s e che siano necessarie misure straordina­rie, ma uno stato di emergenza dev’essere sempre proporzion­ato all’obiettivo e limitato nel tempo».

Impegnata nella drammatica battaglia contro il Covid-19, l’europa non ha tempo e forse neppure voglia di mandare un nuovo, forte avvertimen­to a Orbán, per fermarne la bulimia autoritari­a. È ormai dal 2010 che egli si fa beffe dei principi fondamenta­li e dello Stato di diritto, che sono alla base della costruzion­e comune. Neanche la procedura per violazione dell’articolo 7 dei Trattati, avviata nel 2018 dal Parlamento europeo, lo ha fermato. L’esito può essere spaventoso: l’ue rischia di ritrovarsi fra i suoi membri una dittatura. A Budapest la democrazia si spegne nel silenzio.

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