Corriere della Sera

Il «modello Albania» Una app per autorizzar­e le uscite dei cittadini

- (foto di Filippo Venezia/ansa) Leonard Berberi

Non più di un’ora al giorno, un solo membro per famiglia, durante la prima parte della giornata e non senza aver ottenuto l’autorizzaz­ione via app o sms da esibire alle forze dell’ordine.

Da ieri in Albania si deve ottenere il permesso di uscita per poter svolgere le attività essenziali — comprare cibo o medicinali — senza incorrere in sanzioni pecuniarie salate. È questa l’ultima misura del governo di centrosini­stra guidato da Edi Rama per fermare la diffusione del coronaviru­s in un Paese da 2,84 milioni di abitanti, con 223 casi e undici vittime.

A piedi

Come funziona? Le procedure sono due — se uno si muove a piedi o in auto — e si basano su piattaform­e digitali diverse. Nel primo caso il cittadino deve iscriversi a «e-albania», il portale online (che è anche un’applicazio­ne per smartphone), fornendo tutti i suoi dati anagrafici.

Una volta avvenuta la registrazi­one basta selezionar­e la prima voce che compare, «Leje për dalje» («Permesso per uscire»), inserendo il giorno in cui si intende metter piedi fuori, l’orario (ricordando che si hanno al massimo sessanta minuti ogni 24 ore) che deve essere all’interno dell’unica fascia concessa (5-13) e badando bene a segnalare se a muoversi è chi sta effettuand­o la richiesta oppucon 223 Positivi

Tanti sono gli albanesi che hanno contratto il coronaviru­s dall’inizio dell’emergenza sanitaria 2 , 8 ne l Pae se fino a ieri sera Milioni

A quanto ammonta la popolazion­e residente in Albania al 1° gennaio scorso secondo Instat, l’istituto di statistica re un altro membro della famiglia. Subito dopo arriva l’autorizzaz­ione (sulla mail usata al momento della registrazi­one) da esibire se si viene fermati dalla polizia.

Un po’ più farraginos­o per chi chiederà il lasciapass­are via sms: potrebbe volerci un giorno intero per una risposta dell’autorità centrale dal momento che bisognerà confermare i dati inseriti ed evitare che non esca di casa più di un esponente per nucleo. La richiesta va fatta anche per chi intende recarsi in ospedale.

Su questo aspetto il governo albanese ha messo in atto una «discrimina­zione». «Ai pensionati il portale non concederà alcun via libera, la risposta sarà sempre negativa perché loro devono stare a casa», ha precisato il premier albanese durante l’annuncio. Un modo per tutelare la fascia anagrafica più fragile. E chi si prenderà cura di loro? «A chi non vive vicino ai figli e non ha altro supporto sarà lo Stato a dare una mano fornendo l’assistenza richiesta», ha chiarito Rama.

Chi invece deve spostarsi per lavoro non deve chiedere alcun lasciapass­are, ma deve esibire il badge di lavoro e il documento che conferma la necessità di recarsi in ufficio.

In auto

La seconda procedura è quella riservata a chi vuole muoversi in auto: in questo caso il residente dovrà accedere a un’altra applicazio­ne — gestita dalla polizia di Stato — dove inoltrare la domanda di autorizzaz­ione e inserendo, tra le altre cose, pure l’itinerario preciso che si intende percorrere. Così se dovesse venire fermato in una strada non all’interno del percorso comunicato alle forze dell’ordine oltre alla multa si procederà il sequestro del veicolo.

Le richieste inviate

Quante sono state le domande? I numeri li snocciola in serata al Corriere il portavoce del premier albanese: negli ultimi tre giorni sono state inoltrate 116.652 richieste sul portale online/app (delle quali 53.352 ieri) a cui si aggiungono 79.573 via sms (37.012 ieri).

In alcuni tg albanesi si vede il premier per le strade della capitale Tirana che fatica non poco a convincere gli anziani a starsene a casa. Rama è diventato poi protagonis­ta sui social dopo il messaggio di appoggio all’italia e l’invio di 10 medici e 20 infermieri albanesi in Lombardia. Ma questi non potranno lavorare subito. «Si sono presentati senza un documento che certifichi le loro competenze — ha chiarito Gianmarco Trivelli, direttore generale degli Spedali civili di Brescia — e in giornata (ieri, ndr) saranno sottoposti a un esame per capire dove indirizzar­li».

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