Due italiani su tre: ok al controllo elettronico
Sondaggio Swg: ampia maggioranza per il braccialetto a chi è in quarantena
Prima domanda: «Sarebbe d’accordo che lo Stato controllasse gli spostamenti dei cittadini anche senza il loro consenso, limitatamente al periodo di emergenza dell’epidemia?». Quasi due italiani su tre hanno risposto sì: il 63% degli intervistati. Il 23% si è detto contrario, appellandosi alla privacy.
Tra i favorevoli ai controlli, il 64% si è dichiarato d’accordo anche all’ipotesi di mettere i braccialetti alle persone in quarantena; il 67% accetterebbe che vengano usati i cellulari per verificare se le persone stanno rispettando i divieti. Ancora più alto, il 74%, il numero di chi non ha nulla da obiettare all’uso di droni per controllare lo spostamento delle persone in strada. Queste le risposte a un sondaggio Swg pubblicato ieri.
Lo hanno fatto in Cina, di controllare col gps dei cellulari gli spostamenti dei cittadini; in Italia, per questo, c’è bisogno del consenso dei cittadini. Così come di solito ci vuole per intervenire con gli strumenti usati nella Corea del Sud «che è riuscita a contenere il Covid-19 senza bloccare l’intero Paese», come è scritto in un appello che l’ex sottosegretario del Miur Giuseppe Valditara ha fatto firmare a decine di professori, giuristi, medici, biologi, fisici.
Swg ha poi messo in piedi un sistema di monitoraggio delle emozioni degli italiani.
Siamo preoccupati per il coronavirus, è ovvio: il 55% degli italiani lo è «molto», il 41% lo è abbastanza e il 4% lo è poco o niente. L’86% poi pensa di poter contrarre il virus e il 97% crede che lo prenderà qualcuno dei suoi.
Buono, tuttavia, il trend delle reazioni individuali. Il 16 marzo era il 66% che sosteneva di reagire senza grande difficoltà, arrivati a oggi tiene bene ancora il 61%, il 39% ha difficoltà a reagire. Cambia la curva della percezione sulla durata dell’emergenza: il 28 febbraio il 74% degli italiani pensava non sarebbe durata più di tre mesi. Oggi è il 53%.