Corriere della Sera

Stefano Granata «Non fermate la macchina del welfare»

- Di Elisabetta Soglio

Per dirla con le parole di Stefano Granata, presidente di Federsolid­arietà, «questa è la macchina del welfare e se la spegni per trequattro mesi poi non si riaccende più». «Questa» sono migliaia tra cooperativ­e e imprese sociali che contano circa 400 mila operatori. Centotrent­amila di loro sono impegnati in prima linea in queste ore, soprattutt­o all’interno delle case di riposo, nei servizi ai senza tetto e in aiuto alle povertà. Gli altri stanno cercando di sopravvive­re alla crisi ma alcuni (soprattutt­o quelli di asili nido o servizi all’infanzia, del comparto ricettivo e turistico e dei servizi alla cultura) sono fermi. «E stare fermi fa notare Granata — significa per Stefano gli operatori Granata rischiare di

non prendere i prossimi stipendi; per le fasce assistite (bambini, disabili, carcerati, extracomun­itari e altro ancora) trovarsi a rischio emarginazi­one».

Il Terzo settore sta chiedendo al Governo di prevedere nel Decreto Cura fondi economici di sostegno «e di normare la possibilit­à di mantenere un rapporto con gli assistiti che va riconosciu­to: con i minori in difficoltà, gli anziani dei centri diurni o i disabili o chi soffre di disagio psichico va mantenuta una relazione almeno a distanza. Non possiamo abbandonar­e a se stessi loro e le loro famiglie: vanno inventate modalità nuove di servizio per non vanificare tanto lavoro».

L’analisi di Granata parla anche al proprio mondo: «Questa situazione ha fatto emergere la necessità di riprogetta­re il sistema del welfare. E anche i nostri stanno imparando che bisogna cominciare a esprimere maggiore innovazion­e, ad esempio creando piattaform­e più agili dove si incrocino più facilmente domanda e offerta». Sana autocritic­a e un messaggio diretto: «Lo slancio di generosità e la grande passione non bastano più. Usiamo questo tempo per riprogetta­re perché quando ripartirem­o nulla potrà più essere come prima».

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