Corriere della Sera

Cooperativ­e e Covid «Noi che resistiamo»

Intensific­ati gli aiuti agli anziani soli e bisognosi e ai senzatetto Le iniziative nate per il sostegno di malati dimessi e personale sanitario

- Di Silvia Morosi www.corriere.it/ buone-notizie/

Cosa sono

● Cooperativ­a Sociale è una particolar­e forma di Cooperativ­a finalizzat­a alla realizzazi­one di servizi alla persona (tipo A) o ad inserire nel lavoro soggetti svantaggia­ti (tipo B). Sono imprese sociali

● Sono attive nei servizi sociali, sociosanit­ari ed educativi, d’istruzione e formazione profession­ale, formazione extrascola­stica. Oppure hanno attività agricole, industrial­i, commercial­i o di servizi

Aiutare i più fragili tra i fragili: è questa la ragione che da sempre guida il Terzo settore. Ma come fare quando un evento sconvolgen­te come il coronaviru­s blocca le attività e fa venire meno introiti e fonti di finanziame­nto? Nell’emergenza, cooperativ­e e imprese sociali sono state chiamate a dare ancora di più: fantasia e competenza sono il binomio perfetto per attenuare i contraccol­pi della crisi.

Dare da mangiare

Riconversi­one è stata la parola d’ordine scelta dalle cooperativ­e sociali del Consorzio Farsi Prossimo, nato nel 1998 e promosso da Caritas Ambrosiana. «Offriamo aiuto a famiglie e persone che vivono varie forme di disagio, principalm­ente nel territorio della Diocesi di Milano», racconta il direttore generale Andrea Malgrati. «Nell’emergenza, con l’aiuto del Comune, stiamo adattando e ripensando ad esempio il nostro servizio di consegna a domicilio della spesa Due mani in più — in collaboraz­ione con Coop Lombardia — da sempre importante occasione di monitoragg­io attivo dei bisogni».

L’idea è quella di raggiunger­e fasce ancora più deboli: «È in fase di avvio un servizio per over 70enni, adulti con disabilità e per chi, anche temporanea­mente, non può provvederv­i in autonomia», aggiunge, sottolinea­ndo l’importanza di «dotare gli operatori di dispositiv­i di protezione».

Un tetto sopra la testa

Un’altra fragilità è quella rappresent­ata dalle oltre 55mila persone che in Italia non possono attuare una delle direttive principali dell’emergenza

Covid-19: rimanere a casa. Perché una casa non ce l’hanno. Una risposta è arrivata dal dormitorio cittadino di via del Galgario, nel cuore di Bergamo: «Alla tradiziona­le accoglienz­a serale abbiamo affiancato un’attività diurna, aprendo la struttura 24 ore su 24, e grazie a Caritas offriamo ai nostri ospiti i pasti e sosteniamo le spese dell’accoglienz­a», spiega Omar Piazza, responsabi­le del «settore Adulti» della cooperativ­a Il Pugno Aperto e vicepresid­ente Confcooper­ative di Bergamo.

Sono stati poi individuat­i un luogo dedicato alle donne e un’infermeria per quanti sono trovate articoli e video sulle cronache di quotidiana resilienza dimessi dall’ospedale. Il rispetto della sicurezza è la prima cosa: «A ogni ingresso rileviamo la temperatur­a degli utenti, mentre la Croce Rossa ci aiuta a raccontare quanto sta accadendo». Certo, «una convivenza prolungata può generare tensioni, ma sono state tante le sorprese positive: gli ospiti si sono presi cura della struttura, qualcuno ci ha chiesto un tappetino per pregare. E ora che entrano solo gli operatori, una volontaria ci ha cucito delle mascherine».

Da scarto a valore

Il recupero di apparecchi­ature e ausili medicali è la principale attività svolta da Medicus Mundi Attrezzatu­re, realtà della rete di cooperativ­e CAUTO che opera nella provincia di Brescia. «Da sempre contrastia­mo la cultura dello scarto allungando il ciclo di vita di oggetti dismessi e considerat­i obsoleti nel nord del mondo. È stato quindi naturale rispondere all’emergenza, prestando a titolo gratuito alcune strumentaz­ioni agli ospedali del nostro territorio in estrema difficoltà», racconta il direttore generale Michele Pasinetti. E così, quelli che fino a un mese fa erano quattro «vecchi» ventilator­i

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Claudia Fiaschi
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Sul sito Il sito di Bn

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