I ritardi anche nella Grande Mela
Una testimonianza da New York che mi arriva via Whatsapp: «Le strade sono deserte, la città è silenziosa e spettrale come in un film post apocalittico. Gli autobus sfrecciano vuoti, sebbene il viaggio sia gratuito per tutti. Non si vedono più taxi, le metropolitane non hanno passeggeri. Solo davanti alle farmacie e ai supermercati si trovano lunghe file» scrive Anna Guaita giornalista del Messaggero, che da 30 anni vive a New York, «La farmacia sotto casa mia ha stipendiato un buttafuori, per imporre nelle file la distanza dovuta. Chi ha le seconde case si è rifugiato in campagna o al mare. Ma la grande tragedia è davanti agli ospedali. Il Comune ha allestito tende bianche refrigerate che servono da obitorio, perché non ci sono più luoghi dove mettere le bare. Sono le stesse tende allestite per radunare i resti delle vittime dell’11 settembre … non ti nascondo che abbiamo tutti paura. Anche se non si tratta solo di New York. Non so se hai letto che a New Orleans e a Miami, due Stati che non hanno voluto ascoltare il parere degli esperti e hanno festeggiato il carnevale con folle immense, alcol e danze, adesso sono diventati focolai del virus. New Orleans ha il tasso di contagiosità piu alto del mondo. A Miami, tale è la diffusione della malattia che hanno istituito il coprifuoco, dalle 10 di sera alle 7 del mattino. Il dibattito ora riguarda le priorità. Siccome per rianimare una persona in ospedale ci vogliono da 8 a 12 fra medici e infermieri che rischiano di infettarsi, si chiede la legittimità di lasciarla morire. In compenso c’è una buona notizia: alla richiesta di Cuomo fatta ai medici in congedo e ai volontari paramedici hanno risposto in 40.000. «Andrew Cuomo, figlio del grande Cuomo, è oggi molto popolare a New York perché ogni mattina tiene una conferenza stampa in cui spiega con schiettezza la situazione degli ospedali, la conta degli infettati e dei morti, mentre nel pomeriggio, alle 5.30 Trump tiene la sua conferenza stampa in cui contraddice Cuomo, e anche se stesso asserendo una cosa e poi un’altra. La sua popolarità, sebbene cresciuta, come succede sempre dopo una calamità nazionale, è considerata in calo. Se si pensa che Bush dopo l’11 settembre balzò in alto di 30 punti, Trump ha avuto un rialzo solo del 6%». Per chi parla di «ritardi criminali», è importante sapere che tutto il mondo è nelle stesse condizioni.