I ricordi di un musicofilo speciale tra Pierre Boulez e Paolo Conte
La Fondazione Accademia Perosi ha pubblicato il volume «Fffortissimo» di Alberto Sinigaglia
● Fffortissimo di Alberto Sinigaglia è pubblicato da Fondazione Accademia Perosi (pagine 302, 26)
● L’autore, il giornalista Alberto Sinigaglia (Venezia, 1948), ha iniziato con «Epoca», «Panorama» e «Il Mondo». Nel 1970 è assunto a «La Stampa». Storico capo della Terza pagina del quotidiano torinese, nel 1975 è stato tra i fondatori del supplemento culturale settimanale «Tuttolibri»
Venezia, teatro la Fenice, settembre 1964. Arturo Benedetti Michelangeli esegue il Concerto in Sol di Maurice Ravel con la Philharmonia di Londra diretta da Ettore Gracis, «ammettendo i critici italiani e stranieri alla prova generale. Dato il carattere del solista, evento doppio. Fine mattina. Il divino Arturo appare sul palcoscenico di buon umore: scambi di cordialità con i professori d’orchestra, due aggiustatine al sedile, tre parole con il direttore. Silenzio. “Comincia”, sfugge a un incauto in platea. Il pianista si volta verso la sala buia, si alza, se ne va. “Il maestro vi chiede la cortesia di uscire”, sollecita in tre lingue un funzionario accorso con gesti che significano: via, fuori e di corsa. Filtra luce da una porta insolitamente chiusa. Lo so, lì dietro sono le scale che conducono alle gallerie. “Seguitemi”, ordino senza pensarci. Mi segue un drappello e conquista l’insperata posizione cercando di non far scricchiolare i vecchi legni, vi s’acquatta e si gode la prova proibita».
Comincia così il racconto del viaggio durato mezzo secolo di Alberto Sinigaglia tra i grandi della musica. Principe del giornalismo culturale, tra i fondatori nel 1975 di «Tuttolibri», storico capo della terza pagina de «La Stampa», Sinigaglia è stato anche un cronista del talento e delle bizzarrie dei musicisti. Ora la Fondazione Accademia Perosi pubblica Fffortissimo, la raccolta dei suoi articoli su compositori, direttori d’orchestra, interpreti.
La Scala ospita il debutto mondiale della prima opera di Karlheinz Stockhausen; regia di Luca Ronconi, scene di Gae Aulenti; ma una vertenza dei coristi impedisce di eseguire il terzo e ultimo atto. Luigi Nono racconta la genesi del suo Prometeo, «alle estreme frontiere del suono»: testi di Massimo Cacciari, direttore Claudio Abbado, allestimento di Renzo Piano. Krzysztof Penderecki, scomparso nei giorni scorsi, viene raccontato nella sua giovinezza. Luciano Berio affida a Lorin Maazel un brano ideato da Italo Calvino.
Paolo Conte concede a Sinigaglia una delle sue rare interviste, per confidare che quando scrive i testi delle sue canzoni ha in mente il ritmo di Giovanni Pascoli. Ludovico Einaudi racconta le sue letture (incantato dall’autobiografia con dedica di Steve Jobs). Gianandrea Gavazzeni, figlio di uno dei fondatori del partito popolare, ricorda i suoi incontri con Alcide De Gasperi e don
Luigi Sturzo. Nicola Piovani rende merito a Massimo Mila, lo storico critico musicale della «Stampa», cui Sinigaglia è stato molto legato.
Fffortissimo è un saggio da centellinare, da leggere un poco per volta; l’ideale sarebbe farlo ascoltando le musiche di cui l’autore scrive. Claudio Abbado porta alla Scala il Boris Godunov di Modest Mussorgsky in russo, ripulito «dagli stravolgimenti di Nikolaj Rimskij Korsakov». Zubin Mehta, che parla correntemente italiano oltre a francese, inglese, tedesco, spagnolo, hindi, ebraico e yiddish, stronca la sua biografia pubblicata in America: «Una cosa schifosa. Sembra Kipling. Mancava che mi facessero nascere sulla schiena di un elefante. Una gioventù come nei film di terza categoria». Mario Rossi annuncia a Sinigaglia il suo ritiro dalle scene; in compenso Leonard Bernstein promette di tornare alla Scala tutti gli anni. Ecco Riccardo Muti, che si confida alla vigilia del suo esordio come direttore musicale della Scala. E poi Carlo Maria Giulini, Pierre Boulez, Giuseppe Sinopoli, Franco Zeffirelli, Luca Ronconi, Luciano Chailly, Mstislav Rostropovic, Uto Ughi, Herbert von Karajan raccontato dal pianista Alexis Weissenberg, Hector Berlioz che rivive al Maggio fiorentino nella regia di Sylvano Bussotti, ovviamente l’amicizia-rivalità tra Luciano Pavarotti e Placido Domingo… E in una passeggiata veneziana — la città natale di Sinigaglia, che si definisce «veneziano di Torino» — compare il sommo Igor Stravinskij, che sull’isola di San Michele è sepolto.
Alla fine del libro — che è anche un viaggio nei festival e nei grandi appuntamenti in Italia e all’estero — viene da amare ancora di più la musica; e cresce l’orgoglio per la qualità della produzione artistica nazionale dell’ultimo mezzo secolo, e quindi per la fortuna che abbiamo di essere italiani.
Il forfait
Nel 1964 Arturo Benedetti Michelangeli infastidito dal pubblico abbandona il pianoforte