«Virus, ora siamo al picco»
L’istituto superiore di sanità: verso la discesa. Cartabia (Consulta) positiva al test
L’Italia ha raggiunto «il picco dei contagi». E in Lombardia arriva un’app per mappare le persone. Intanto (nella foto) gli Usa rispondono all’emergenza con un ospedale da campo in Central Park a New York.
L’ospedale da campo a Central Park
Non avremo un picco, ma abbiamo già il «plateau». Ci siamo arrivati ieri. Il presidente dell’istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro l’ha spiegato così: «Dire che siamo arrivati al plateau vuol dire che siamo arrivati al picco, ma il picco non è una punta, è un pianoro da cui ora dobbiamo scendere».
Scenderemo solo se siamo cauti, ha proseguito Brusaferro, «e continuiamo con il distanziamento sociale perché anche dal pianoro l’epidemia può ripartire. Non mollare sulle misure di contenimento è ancora più doveroso oggi».
Il «pianoro» è comunque un’ottima notizia. Spiegato in termini epidemiologici, vuol dire che siamo vicini al valore 1 dell’indice di trasmissione del virus, il cosiddetto R con zero, che sta ad indicare che una persona che ha contratto il virus può contagiarne una soltanto e non tra 2 e 3, come era all’inizio dell’epidemia.
Indice 1 non basta per tornare a valle, però, dice ancora Brusaferro, «dobbiamo arrivare ad un valore inferiore, intorno allo 0,5. Quando ci saremo arrivati dobbiamo mantenere nel tempo questo valore. Per raggiungere il valore zero contagi — ha concluso — ci vorranno mesi».
Le misure restrittive restano quindi la discriminante dei risultati che stiamo finalmente cominciando a vedere. Sui nuovi contagi, per esempio: ieri la percentuale di crescita dell’infezione, «faro» dell’interpretazione dei dati, è scesa ancora, siamo al 4%, lunedì era al 4,1. I nuovi positivi sono stati 4.053, lunedì erano 4.050. I malati attuali sono 77.635 (+2107, +2,8 in percentuale), ricoverati con sintomi 28.192, in terapia intensiva 4.023 (42 in più, lunedì erano stati 71) mentre 45.420 sono a casa con sintomi lievi.
Il risultato di tutto questo sta nel rallentamento di arrivi al pronto soccorso e di ricoveri in terapia intensiva, con gran vantaggio per il sistema sanitario, che è meno «stressato», soprattutto in Lombardia, dove il calo dei nuovi contagi (1.047 in più ieri, +2,5%) abbassa la media nazionale, e dove ieri per la prima volta è comparso il segno «meno» davanti al numero delle terapie intensive: sono ricoverati 1.324 malati, lunedì erano 1.330, si sono quindi liberati 6 posti in tutta la regione.
«È un dato di speranza», dice l’assessore regionale lombardo al Welfare Giulio Gallera. E per l’epidemiologo Guido Bertolini dell’istituto Mario Negri di Bergamo, uno degli esperti dell’unità di crisi della Regione, «in Lombardia il picco è superato ormai ovunque».
Purtroppo anche ieri i morti sono stati tanti: in tutto il Paese 837, 12.428 totali dall’inizio dell’epidemia. Roberto Bernabei, geriatra del Policlinico Gemelli e membro del Comitato tecnico scientifico, ha confermato che «l’età media delle vittime è di 79 anni, il 70% uomini e il 30% donne, le donne sono più forti. Il 52% aveva tre patologie, il 25% due patologie, il 21% 1 patologia. Solo il 2% erano sane». Nelle residenze per anziani ci sono molti positivi, e 1.850 persone sono decedute: «Gli anziani in queste strutture sono i più fragili».
Per l’istituto Mario Negri il punto critico è stato superato in tutte le province lombarde