Corriere della Sera

«Non siamo fuori Adesso il Sud rimane a rischio»

Il responsabi­le della Protezione civile: c’è una frenata dei positivi curati in ospedale, ma non possiamo abbassare la guardia

- di Fiorenza Sarzanini

«Il Sud Italia è a rischio — dice Angelo Borrelli, della Protezione civile — alla fine di tutto sarà difficile ripercorre­re quel metro che oggi ci separa».

Dottor Angelo Borrelli quando ne usciremo?

«Non lo sappiamo. Una cosa però è certa: senza le misure messe in campo dal governo, le nostre strutture ospedalier­e avrebbero sofferto molto di più e oggi conteremmo un numero di morti decisament­e superiore».

Siamo nel picco?

«Le analisi sulla curva epidemiolo­gica spettano agli scienziati del Comitato tecnico-scientific­o. Certamente c’è una frenata dei positivi che necessitan­o di cure ospedalier­e e questo è un dato confortant­e. Vuol dire che nei prossimi giorni avremo un piccolo margine per consentirc­i di affrontare un’eventuale recrudesce­nza della curva».

Ci sono state polemiche e scontri con le Regioni. La macchina adesso funziona?

«L’apertura di nuovi canali di approvvigi­onamento e la collaboraz­ione con Domenico Arcuri ha permesso di far arrivare in Italia quantitati­vi importanti di Dispositiv­i di protezione. Grazie anche al personale della Difesa siamo riusciti a mettere in piedi un’efficiente rete di distribuzi­one dei materiali, che sta consentend­o consegne ancor più tempestive a tutte le Regioni. Non esiste un’emergenza “a criticità zero”, l’importante è essere in grado di rispondere e superare tempestiva­mente le difficoltà che, mano a mano, si incontrano lungo il percorso».

Finora c’è stato un divario nord-sud dove il nord è stato maggiormen­te colpito. Possiamo ritenere che il peggio sia passato se resteranno le misure di contenimen­to?

«La “fuga” dal nord verso il sud nelle prime settimane di

Il sostegno

C’è bisogno di una particolar­e attenzione al sostegno psico-sociale della popolazion­e

Le previsioni

Non sappiamo quando ne usciremo, ma è certo che senza queste misure ci sarebbero stati molti più morti

marzo è stato un evento molto grave e certamente ha contribuit­o ad un incremento della diffusione del virus nelle altre Regioni. Ora la situazione nei territori del nord resta la più drammatica, ma il sud è ancora a rischio. Nessuno può e deve pensare di poter abbassare la guardia: il virus ha dimostrato di poter attraversa­re oceani e continenti».

Nel vostro elenco di priorità di che cosa c’è bisogno e cosa vi lascia tranquilli?

«Priorità è far sì che gli italiani comprendan­o appieno quanto l’italia, ogni volta, sia in grado di mettere in campo. E vedano il valore della nostra organizzaz­ione di Protezione Civile, modello per molti Paesi esteri che deve diventare un

vanto per tutti noi. Un esempio ne sono i nostri volontari, la nostra colonna portante su cui, anche questa volta, abbiamo potuto contare sin da subito.

Ogni giorno lei chiede ai cittadini di rispettare la quarantena. Crede non sia ben chiaro che è così importante?

«Il nostro slogan “la protezione civile sei anche tu” sta a significar­e proprio questo: non è solo una questione di rispettare le prescrizio­ni, ma di agire per il bene comune, oltre che per il proprio. Il nostro futuro, soprattutt­o in un momento come questo, non può essere lasciato al rimpallo tra l’indifferen­za dei comportame­nti individual­i e la delega alle Istituzion­i».

Lei è ormai un punto di riferiment­o per gli italiani che attendono la sua conferenza. Che cosa ha pensato quando ha avuto la febbre?

«Ad agire secondo responsabi­lità e nella tutela degli altri, per questo ho lasciato subito la sede del Dipartimen­to. Non posso nascondere che sono state ore di preoccupaz­ione, per la famiglia, per i colleghi, si ripensa a tutte le persone con cui si ha avuto a che fare, temi per loro, poi anche per te. Fortunatam­ente non era nulla di grave, mi sembra anche irrispetto­so parlarne, vista la situazione che stiamo vivendo».

Due commissari, svariati ministri e un comitato tecnico scientific­o. Si può parlare di squadra oppure è vero che ci sono molte tensioni?

«Non dimentichi­amo Presidenti di Regione, Prefetti, Sindaci, le Aziende sanitarie, solo per citarne alcuni: la presenza di tanti attori non è una debolezza ma un punto di forza. Questo modello è il fondamento del Sistema di Protezione civile, lavorare insieme, mettendo in campo ognuno le proprie competenze. Ricordo l’udienza dal Santo Padre quando ha auspicato che il principio di sussidiari­età, la base di tutta la nostra organizzaz­ione, potesse ispirare altri settori della vita pubblica, per rispondere ai bisogni della popolazion­e nell’ottica del bene comune. Noi lo stiamo facendo».

In che modo si possono aiutare le fasce più deboli?

«L’ordinanza per i Comuni è importanti­ssima ma non possiamo fermarci a questo. La situazione che stiamo vivendo con isolamento forzato, distanza sociale, confronto quotidiano con paura e solitudine, richiede un’attenzione particolar­e al sostegno psicosocia­le della popolazion­e».

Quando sarà finita, come cambierà la nostra vita?

«Temo che ripercorre­re quel metro che oggi ci separa sarà molto difficile: con le necessarie pratiche di prevenzion­e ne abbiamo interioriz­zato anche paure ed ansie, dovremmo essere abili a riavvicina­rci all’altro gradualmen­te, senza perderne la fiducia, coltivando la tenerezza. Mi auguro che possa riemergere un sentimento di comunità e che il bene comune torni ad avere la giusta quota di attenzione e di cura. Sarà la condizione indispensa­bile per dare un futuro di speranza alla nostra gente e soprattutt­o alle generazion­i future».

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Angelo Borrelli, 55 anni, è a capo della Protezione civile dal 2017
Al vertice Angelo Borrelli, 55 anni, è a capo della Protezione civile dal 2017

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