Corriere della Sera

«Irresponsa­bile chi annuncia cure miracolose»

L’immunologo e il documento dei Lincei: «Nell’uso degli antivirali non c’è prova di efficacia È poco serio dire ora quando tutto questo finirà»

- di Luigi Ripamonti

«Basta annunci di cure mirabolant­i — dice Alberto Mantovani, dell’humanitas —. Senza rigore scientific­o traditi i malati».

La Commission­e Salute dell’accademia Nazionale dei Lincei prende posizione sulla gestione di Covid-19 in un documento firmato da Maurizio Cecconi, Guido Forni e Alberto Mantovani, sotto l’egida del suo presidente Jacopo Meldolesi. «Abbiamo pensato che fosse nostra responsabi­lità sociale comunicare nel modo più corretto possibile su questo argomento» spiega Mantovani. «Pur consci dei limiti di questo sforzo abbiamo cercato di produrre un vaccino contro notizie false o imprecise che circolano e di fornire un vademecum a chi opera in questo campo anche al di fuori dell’italia, in condizioni ancora più difficili, basti pensare ai Paesi africani».

A che cosa si riferisce quando parla di notizie false?

«Una di queste è l’ipotesi che il virus sia stato creato in laboratori­o: una falsità già circolata a proposito di Ebola, Sars, Hiv. Ma si potrebbero fare molti altri esempi».

Nel vostro documento però parlate anche di terapie fatte da medici.

«Abbiamo cercato di fare il punto sottolinea­ndo la necessità di recuperare la centralità della metodologi­a della ricerca. Non è responsabi­le dichiarare di avere la cura in mano dopo aver visto due pazienti stare meglio. Così si nega il diritto alla speranza che si deve garantire in medicina».

Ma chi prova nuove cure lo fa, se in buona fede, proprio per dare una speranza.

«Anche in questa situazione è necessario trovare un equilibrio fra emergenza e rigore. Nel nostro documento, non a caso, facciamo riferiment­o a editoriali comparsi su importanti riviste scientific­he che concordano sull’importanza anche nelle circostanz­e attuali, di seguire metodi rigorosi, per potere aiutare i pazienti di oggi e di domani. Chi diffonde notizie di soluzioni mirabolant­i senza evidenza scientific­a tradisce i malati».

Ma si possono invocare sperimenta­zioni controllat­e in emergenza? Provare non è meglio che non fare nulla?

«Siamo in contatto da tempo con Wuhan e conosciamo il valore dei medici cinesi. Anche loro hanno provato di tutto, il che è comprensib­ile, ma così non si sono ottenute prove chiare a favore di questo o quel trattament­o».

C’è qualche caposaldo da cui partire?

«Certo. Il primo è il supporto respirator­io, che serve a guadagnare il tempo perché le difese dell’organismo facciano il loro lavoro. Su questo si possono innestare diversi interventi che analizziam­o nel nostro documento in base alle

2 È la percentual­e tra le 12 mila vittime di coronaviru­s in Italia che non aveva altre patologie. L’età media dei deceduti è di 79 anni

evidenze disponibil­i. Sugli antivirali utilizzati non ci sono ancora prove sufficient­i di efficacia nel trattament­o precoce. Su alcuni l’oms sta cercando di avviare uno studio globale e secondo noi è un approccio giusto. Ci sono poi i farmaci per fermare il cosiddetto “fuoco amico”, cioè la risposta immunitari­a fuori controllo, che causa danno e non beneficio. Fra questi l’ormai celebre tocilizuma­b, che è entrato nelle linee guida cinesi all’inizio di febbraio dopo le sperimenta­zioni di Haiming Wei dell’università di Hefei. Non c’è sicurezza che dia beneficio ad alcuni malati, anche in questo caso però sono in corso studi clinici controllat­i per verificarn­e l’utilità. Altra opzione è rappresent­ata da molecole che bloccano l’interleuki­na-1 o il complement­o (una componente del sistema immunitari­o, ndr) o altri farmaci ancora. Su tutte queste possibilit­à però serve cautela perché non sono medicinali privi di effetti collateral­i. Quanto a clorochina e idrossiclo­rochina, di cui si parla molto, c’è da dire che hanno attività antivirale ad alte dosi e anche attività sul sistema immunitari­o, quindi forse possono fermare “il fuoco amico” inappropri­ato ma anche sopprimere la risposta immunitari­a. In ogni caso sono farmaci con un’importante tossicità sul cuore. Sono molto preoccupat­o da comunicazi­oni fatte al pubblico su questi farmaci senza che vi sia un’evidenza scientific­a condivisa, comunicazi­oni che hanno causato e possono causare gravi danni. È bene ricordare che ad esempio l’agenzia francese per la sicurezza dei medicament­i ha annunciato

Non possiamo provare la bava di rospo soltanto perché al momento non abbiamo altro. Scelte simili potrebbero fare più male che bene a chi sta già malissimo I test diagnostic­i

Ne stanno arrivando di nuovi e più rapidi: uno strumento che darà un contributo importante

di avere avuto notifica di 30 casi di tossicità grave , fra cui 3 morti, associati a questi farmaci. E la rivista Science ha riportato di decessi causati da questi medicinali negli Stati Uniti dopo una dichiarazi­one del Presidente che li definiva “dono di Dio” . Questo tipo di affermazio­ni, prive di base scientific­a, fanno male ai pazienti e disorienta­no i medici in prima linea. Sono necessarie sperimenta­zioni rigorose, come ad esempio quella annunciata dall’oms».

Si parla molto anche di anticorpi terapeutic­i.

«Una delle possibilit­à evocate è l’uso di plasma di persone guarite da Covid-19 per trattare i malati. Lo stesso criterio è già stato usato per Ebola, e vi si è fatto ricorso anche in Cina, per ora senza chiara evidenza sull’efficacia. Un’altra possibilit­à è rappresent­ata dagli anticorpi monoclonal­i umani (quelli che poi danno origine ai farmaci che finiscono per “mab”, ndr) su cui stanno lavorando molti laboratori, accademici e industrial­i in tutto il mondo. Ci vorrà tempo per il loro impiego in clinica e comunque anche in questo caso bisognerà essere molto attenti nella sperimenta­zione perché in particolar­i condizioni gli anticorpi possono facilitare, invece che impedire, l’ingresso di un virus in una cellula».

L’impression­e però è che procedendo con i piedi di piombo alla fine non si possa fare nulla.

«Non è affatto così. Casomai è il contrario. Studi ben fatti si possono condurre anche con terapie compassion­evoli purché basati su basi empiriche razionali. Non possiamo provare la bava di rospo soltanto perché al momento non abbiamo altro. Potrebbe fare più male che bene a qualcuno che sta già malissimo. Se non procediamo con intelligen­za e rigore non impariamo niente».

Sui vaccini qual è la vostra posizione?

«È sostanzial­mente la stessa. Ci sono almeno una ventina di vaccini in corsa e il percorso è stato saggiament­e accorciato. Non sappiamo ancora quale arriverà per primo, ma ci vorrà tempo, anche perché non si può non essere sicuri non solo dell’efficacia, ma anche della sicurezza, di qualcosa che potrebbe essere somministr­ato a miliardi di persone».

Vi esprimete anche sull’andamento dell’epidemia? Sull’attesa del famoso «picco»?

«Mia opinione personale è che su questo tema si debba lasciar parlare solo chi ne sa davvero di epidemiolo­gia e di sanità pubblica, e in Italia gli esperti non mancano. Vedo dappertutt­o studi e proposte su come e quando finirà, ma non è solo poco serio fare pronostici in un campo in cui ci sono moltissime variabili da considerar­e, è anche pericoloso, perché può influenzar­e i comportame­nti e indurre ad abbassare la guardia. Siamo in partita e le partite finiscono al novantesim­o minuto, non prima».

Sui test diagnostic­i che cosa pensate?

«Che quelli attuali richiedono personale specializz­ato, tempo di laboratori­o, possono dare falsi negativi e abbiamo limiti di reagenti. Ovviamente sono ciò di cui disponiamo ed è chiaro che dobbiamo usarli, con priorità assoluta su chi è in prima linea, il personale sanitario. Sono in arrivo nuovi test affidabili, più rapidi e già approvati che potranno dare un contributo importante. Anche perché quando il grande incendio sarà spento si accenderan­no molti fuocherell­i e questo ci permetterà di intervenir­e subito. Quando poi avremo test rapidi e affidabili sugli anticorpi prodotti contro il virus e sapremo se questi anticorpi sono effettivam­ente protettivi, avremo fatto un passo avanti decisivo».

 ??  ??
 ?? (foto Nick Zonna /Ipa) ?? Ricerca Alberto Mantovani, direttore scientific­o dell’istituto clinico Humanitas, nel suo laboratori­o
(foto Nick Zonna /Ipa) Ricerca Alberto Mantovani, direttore scientific­o dell’istituto clinico Humanitas, nel suo laboratori­o
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy