Veneto, esami a tappeto: 700 mila analisi sul siero e «patente di immunità»
Zaia: così si potrà tornare alla propria attività
Si allarga la strategia contro il coronavirus predisposta dal Veneto, che era già partito con i «tamponi a tappeto» (dal 21 febbraio ne sono stati eseguiti 106.238). Ora la Regione sperimenterà il ricorso al plasma di persone guarite come terapia supplementare autorizzata dall’istituto superiore di Sanità all’ospedale di Padova (e Brescia) e anche un piano di somministrazione domiciliare solo per i soggetti positivi e sintomatici all’inizio della malattia di medicine finora assunte solo in ospedale .
Ieri il Comitato tecnico scientifico della Regione ha dato il via libera al «Progetto per la diagnostica sierologica di Covid-19», che prevede la ricerca di anticorpi nel sangue dei 60 mila operatori sanitari del sistema pubblico e dei 20 mila dipendenti delle case di riposo. Nel progetto, coordinato dal virologo Giorgio Palù, si parte dal personale degli ospedali perché sono i sanitari a esporsi a un rischio maggiore. Poi, su base volontaria, si testeranno i lavoratori delle categorie produttive, che sperano di tornare in azienda o in fabbrica.
«Abbiamo un test rapido per rilevare nel sangue la quantità di anticorpi protettivi contro il Covid-19 — spiega Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità del Veneto —. È un kit prodotto da una ditta cinese, validato dalle Università di Padova e Verona e con un’affidabilità del 90%: ci consentirà di individuare i soggetti immuni all’infezione. Iniziamo con un blocco di 100 mila test. Per ora siamo fiduciosi: negli ultimi 4 giorni c’è stato un rallentamento della diffusione del virus, lo abbiamo visto dalla stabilità dei posti occupati nelle Terapie intensive».
Il test — con il via libera dei professori Mario Plebani (dipartimento di Medicina di laboratorio dell’azienda ospedaliera di Padova) e Giuseppe Lippi (Laboratorio analisi dell’azienda ospedaliero-universitaria di Verona) — preleverà campioni che verranno analizzati da strumentazioni già in possesso degli ospedali veneti. «L’idea è di dare una sorta di patente di immunità ai soggetti nei quali si riscontreranno gli anticorpi al coronavirus — spiega il governatore Luca Zaia — e che quindi hanno contratto la malattia ma sono guariti. E possono tornare a lavorare. Abbiamo già acquistato 732 mila test rapidi». Gli industriali, che aspettano la ripresa delle attività, sono pronti a pagare i test per i loro dipendenti.
In seguito, sarà sottoposto a screening il resto della popolazione, per appurare se si sia creata o meno l’immunità di gregge, ovvero se almeno il 60% dei cittadini veneti sia protetto dal Covid-19.
L’indagine sierologica, una volta a regime — chiarisce la Regione — dovrebbe consentire di tracciare un cluster di soggetti contagiosi, identificare la positività al di fuori della fascia temporale del test molecolare, monitorare i pazienti in via di guarigione e accertare le potenziali ricadute della malattia.