Metodo e visione Tre gruppi di lavoro per uscire da questa crisi
Un piano strategico per rilanciare gli investimenti nella politica industriale
Da troppo tempo il nostro Paese reclama, da parte di governi e classe dirigente, il coraggio di adottare una visione di medio lungo termine e di portarla avanti in modo coerente nell’interesse dell’italia, a discapito degli interessi di singole categorie, del consenso elettorale e dei risultati di breve termine.
La crisi che stiamo vivendo e i suoi riflessi economici e sociali non lasciano — stavolta — margine per soluzioni «tampone», figlie di un compromesso sul cui altare sacrificheremmo definitivamente noi stessi. Non è più tempo di reagire ma di agire. Ciò presuppone innanzitutto una visione strategica che deve derivare da un’analisi approfondita, sia del contesto italiano, sia di quello internazionale. Non ci sono più scuse: i nodi gordiani che i governi degli ultimi decenni non hanno avuto il coraggio di affrontare vanno sciolti. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, il momento storico ci fornisce una occasione unica e forse irripetibile: chi vuole sprecarla in futili contrapposizioni se ne assuma la responsabilità di fronte al Paese. Vi è una pluralità di possibili strumenti da utilizzare, e non passa giorno senza che vi siano autorevoli proposte e, soprattutto, interventi varati da altri Stati. Quello di cui, credo, ci sia assoluto bisogno in questo momento è definire un metodo ed individuare chiare linee di azione strategico-organizzative. Tre sono le aree di intervento
1. La messa in sicurezza della salute dei cittadini
Il Covid non svanirà in qualche settimana per magia e il vaccino non è parimenti dietro l’angolo. Quindi — se è vero che siamo in guerra — bisogna avere il coraggio, nell’interesse comune, di superare alcuni vincoli, in primis burocrazia e privacy. Vanno modificate d’urgenza tutte le norme che pongono vincoli non giustificati alle decisioni di spesa che riguardano direttamente e indirettamente tutto ciò che è essenziale al sistema sanitario. È semplicemente inaccettabile che non si riescano ad approntare nuovi posti letto più velocemente, che i medici e il personale sanitario degli ospedali non abbiano adeguati presidi e che i medici di base siano di fatto sprovvisti di protezioni. Spesso i soldi ci sono, ma i direttori sanitari e i centri di acquisto devono essere messi nella condizione di agire senza essere rallentati, quando non bloccati, dalla burocrazia. Senza indugio va adottato un sistema di advanced analytics al fine di utilizzare i dati individuali per tracciare i contatti sociali e riuscire a pianificare un’uscita «controllata» e selettiva dal lockdown totale. Non c’è tempo per riflettere mesi sulle violazioni del diritto alla privacy che questo potrebbe comportare né per indire infiniti bandi di gara. Bisogna avere il coraggio di scegliere adesso! Questo punto ha priorità assoluta: finché non lo avremo risolto non sarà neppure pensabile di programmare la riapertura graduale di cui tanto si parla e le conseguenze sia sanitarie sia economiche saranno inevitabilmente drammatiche.
2. Piano di emergenza a sostegno dell’economia
È imperativo mantenere in vita le imprese che stanno subendo la crisi in modo drammatico, per preservarne la capacità produttiva e, soprattutto, i posti di lavoro. Questo deve essere il focus della manovra di aprile, che dovrà prevedere un pacchetto di garanzie per il sistema bancario che consenta l’erogazione di finanziamenti a costo zero alle imprese che si impegnino a preservare i posti di lavoro (e, quindi, la ripresa del nostro sistema industriale). Un polmone finanziario importante deve essere rappresentato dal differimento di almeno 5 mesi del termine per il pagamento delle imposte sui redditi (in particolare l’acconto per il 2020). La manovra di breve termine dovrà anche — tra le altre cose — prevedere lo stanziamento necessario al rafforzamento del sistema sanitario nazionale. Nell’immediato, il ricorso agli eurobond (o a strumenti similari) deve essere perseguito ad ogni costo. L’europa è chiamata a dimostrare ai propri cittadini che non è una mera aggregazione opportunistica di Stati pronti a perseguire solo il proprio interesse in modo speculativo, ma una vera casa comune capace di attivare e vivere i propri valori fondanti.
3. Piano strategico di medio termine per indirizzare la ripresa
In parallelo bisogna cogliere l’opportunità per varare finalmente una politica industriale ed economica che guidi il posizionamento strategico del nostro Paese nei prossimi decenni. È inevitabile che questa crisi conduca a una revisione della catena del valore globale. Dobbiamo individuare le aree di creazione di valore nel mondo di domani e lì canalizzare gli investimenti. Con quali risorse? L’italia ha un vantaggio strutturale che storicamente non è mai riuscita a sfruttare a beneficio della propria competitività: il risparmio privato, che dovrebbe ammontare ad almeno 5.000 miliardi (fonti: Banca d’italia e Istat 2017), di cui
Proposta
● Stefano Simontacchi (foto) è presidente della Fondazione Ospedale dei Bambini Buzzi, presidente di Bonellierede e consigliere di amministrazione di Rcs Mediagroup coronavirus articolato su tre linee di azione per le quali devono essere creati tre gruppi di lavoro distinti ma inevitabilmente coordinati, che facciano direttamente capo alla Presidenza del Consiglio. Siamo parte dell’europa e di un mondo globalizzato — scrive —. Serve un adeguato presidio della scena europea e internazionale