Corriere della Sera

La mediazione di von der Leyen, nuovo debito basato sul bilancio Ue

L’italia lavora a un secondo documento con una decina di altri Paesi: una strategia comune per la ripresa

- Di Federico Fubini (Ansa)

Dopo il diverbio fra i leader di Italia e Germania, giovedì notte Ursula von der Leyen è uscita scossa dal Consiglio europeo. Giuseppe Conte chiedeva il lancio di un eurobond in risposta alla devastazio­ne economica dell’epidemia. Angela Merkel insisteva che i Paesi in difficoltà si devono rivolgere al fondo salvataggi europeo, il Mes. I due governi — e i due blocchi che rappresent­ano — hanno chiuso la teleconfer­enza senza neanche l’ipotesi di un accordo. La presidente della Commission­e ne ha concluso che tocca a lei. Questa ex ministra di Berlino e la sua squadra a Bruxelles cercherann­o di gettare un ponte prima che i due fronti arrivino a una rottura pericolosa per la tenuta dell’euro.

Ora l’iniziativa della Commission­e sta prendendo forma e somiglia da vicino a un meccanismo per emettere debito comune europeo. L’idea di von der Leyen è di modificare il Quadro finanziari­o pluriennal­e — cioè il bilancio Ue, che vale ogni anni circa l’1% del prodotto dell’unione — per permettere emissioni di debito. La proposta implica una revisione delle regole del bilancio di Bruxelles: oggi questo è alimentato dai contributi degli Stati e da quote di entrate doganali e dell’iva; in futuro dovrebbe diventare possibile un ulteriore finanziame­nto a debito sui mercati garantito, in ultima analisi, dallo stesso bilancio europeo. Naturalmen­te, sempre a condizione che tutti i governi europei accettino e consentano man mano di alzare le soglie di emissione dei bond europei.

Anche per questo von der Leyen, il vicepresid­ente Valdis Dombrovski­s e il commissari­o per l’economia Paolo Gentiloni vogliono partire dalle basi: prima vanno concordate in Europa le «missioni» e le relative spese, quindi le eventuali emissioni di debito comune per finanziarl­e. La Commission­e indicherà un programma nel quale Gentiloni vuole includere voci di spesa sanitaria, un piano di assicurazi­one dei disoccupat­i, progetti per le piccole imprese. Quindi anche von der Leyen, sempre attenta a non entrare in collisione con Berlino, sembra accettare l’idea che il bilancio Ue diventi la base perché Bruxelles vada sul mercato a finanziars­i.

Klaus Regling, il direttore tedesco del Mes, è parso accennare a questo scenario in alcune dichiarazi­oni apparse ieri sul sito della sua istituzion­e. «Ci sarà una nuova proposta per il bilancio europeo» con il nuovo quadro pluriannua­le dal 2021, ha ricordato. «Questa può essere una strada schi, Conte chiede nuovamente l’emissione di obbligazio­ni volta a una condivisio­ne del disavanzo tra gli Stati membri.

In questo momento, prosegue invece il capo del governo, «stiamo combattend­o una battaglia contro un nemico comune e invisibile, tutti i Paesi sono colpiti, tutti sono in prima linea». Pertanto, «se un avamposto si ritira, il nemico invisibile può diffonders­i all’interno e tutti gli sforzi, anche quelli di tutti gli altri, saranno stati vani». Dobbiaper la Commission­e per emettere debito europeo più di quanto abbia fatto finora. E parte del bilancio Ue versato — ha aggiunto Regling — si potrebbe usare come base per la leva finanziari­a (l’aggiunta al capitale versato di risorse a debito, ndr)».

Il direttore del Mes si è anche chiesto se oggi «abbia senso che l’italia sia un contribuen­te netto al bilancio Ue per cinque miliardi di euro l’anno». Ma proprio a Roma la proposta in arrivo dalla Commission­e, benché utile, non è giudicata sufficient­e. Nel governo si sospetta che l’aumento di capacità finanziari­a sia limitato: poche decine di miliardi l’anno per un blocco da 14 mila miliardi di fatturato, dove il reddito nel 2020 rischia di cadere di mille miliardi. Anche per questo l’italia e un’altra decina di Paesi stanno lavorando a un documento per una «European Recovery Strategy» con veri e propri eurobond, acquistabi­li sul mercato dalla Banca centrale europea. I firmatari sarebbero gli stessi della lettera di pochi giorni fa sui «coronabond» — a partire da Francia e Spagna — più forse Malta, Cipro e la Slovacchia. spiegare ai nostri cittadini che non abbiamo problemi finanziari da singoli Paesi. Si tratta di un’emergenza che riguarda tutti». Conte torna dunque a chiedere l’emissione di «eurobond», tema sul quale si è scontrato con Angela Merkel. Per lui la questione non ha nulla a che fare con la «comunitari­zzazione» del debito tra gli Stati: «Questo meccanismo, gli eurobond, non significa che i cittadini tedeschi dovranno pagare anche solo un euro di debito italiano per la ricostruzi­one» dell’economia. Per Conte gli «eurobond» significan­o solo che «agiremo insieme per ottenere migliori condizioni economiche, di cui tutti benefician­o: l’italia ha sempre pagato i propri debiti e continuerà a farlo».

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