La Spagna verso i 100 mila casi Madrid e l’ospedale senza bagni
La progressione del contagio è scesa dal 20% al 10%, ma i decessi continuano a salire: 849 in 24 ore Caos nella struttura con un termometro per 50 malati
Naviga a vista in piena tempesta Covid19 l’«arca di Noè», l’ospedale da campo allestito nel giro di pochi giorni all’ifema, la fiera di Madrid, per offrire riparo a 5.500 malati (meno gravi) e alleggerire il sovraffollamento delle corsie ospedaliere. I letti, i primi pazienti, i medici e gli infermieri volontari sono arrivati, ma mancava quasi tutto il resto, a cominciare dalle distanze di sicurezza tra i ricoverati. Mancano bagni a sufficienza, spogliatoi per il personale, costretto a fare la fila per cambiarsi, almeno chi riusciva a trovare camici, guanti e mascherine. Scarseggiano inevitabilmente anche i respiratori per i malati eventualmente in debito di ossigeno: «Sembra un accampamento militare» titola il quotidiano El Pais.
«Abbiamo lavorato con un solo termometro per 50 pazienti e un elettrocardiogramma per tutto il padiglione» ha protestato qualche medico attraverso le rappresentanze sindacali. Non era stato attivato neanche il programma informatico, indispensabile per ricostruire la storia clinica di ogni ricoverato. La Comunità di Madrid ha risposto che c’è stato effettivamente «qualche problema organizzativo», ora in via di soluzione con l’arrivo dei rifornimenti necessari.
Per la Spagna sono giorni decisivi. La progressione del contagio è scesa dal 20% al 10% nell’ultima settimana e sembra stabilizzarsi lentamente, dopo lo stato d’emergenza decretato dal governo a metà marzo e la conseguente quarantena. Ma il bollettino quotidiano continua ad aggiornare il record delle morti: ieri 849 in 24 ore, 37 più di lunedì. L’ultimo censimento ufficiale segnala dall’inizio della crisi quasi centomila infettati, 8.189 vittime e 19.259 guariti. Ma sono già 5.607 i casi che premono sui reparti di terapia intensiva, ormai quasi al completo ovunque e, in particolare, nella capitale.
La Comunità di Madrid si mantiene l’epicentro dell’epidemia, con 27.509 contagiati (circa 3.400 in più ogni 24 ore), seguita dalla Catalogna con 18.773 casi. L’organizzazione mondiale della sanità ha ricordato alla Spagna, come all’italia, che non basta il confinamento della popolazione, occorrono screening e mappature dei contatti avuti dagli infettati. «siamo il Paese che ha realizzato la maggiore quantità di test dopo la Svizzera e davanti alla Corea del Sud, alla Germania o all’italia - si è difeso ieri pomeriggio il ministro della Sanità, Salvador Illa -. Distribuiremo nelle prossime ore altri 7 milioni di equipaggiamenti protettivi e arriveranno così a essere 18 milioni quelli ripartiti finora». Il governo ha approvato un nuovo pacchetto di cinquanta misure economiche e sociali: aiuti per colf e badanti che hanno perso il lavoro e per i precari rimasti disoccupati dal 14 marzo, moratorie per gli affitti alle categorie vulnerabili, il blocco degli sfratti per sei mesi.
L’esercito fa la sua parte e una nave d’assalto anfibia, la «Galicia», fa rotta con i suoi 800 posti letto verso il nord Africa per assistere gli abitanti della città autonoma di Melilla che, come Ceuta, l’altra enclave spagnola in Marocco, non è stata risparmiata a lungo dal coronavirus. Anche se i casi di contagio, complessivamente, non sono ancora arrivati a cento. L’«armada» tiene pronte altre quattro navi che potrebbero essere utilizzate lungo le coste come ospedali galleggianti.
Ogni uomo in più sul terreno è prezioso; e il re di Spagna Felipe VI, dopo aver inviato già 1.500 elementi della Guardia reale a rinforzare le forze armate nell’operazione Balmís contro l’epidemia, ha deciso di mettere a disposizione del ministero degli Interni gli effettivi del proprio servizio di sicurezza, riducendo all’indispensabile l’apparato di protezione della famiglia reale, reclusa nel suo domicilio come buona parte dei suoi sudditi.