Corriere della Sera

«Allontanar­e i violenti, le leggi ci sono»

- Giusi Fasano

Avvocato Teresa Manente, lei è una penalista esperta nella difesa dei diritti delle donne. Quali sono le difficoltà di una donna vittima di violenza ai tempi del coronaviru­s?

«Le rispondo con le parole di una di loro che mi ha scritto una mail dicendosi “fortunata” per essere uscita dalla violenza un anno fa. Mi ha scritto: penso alle tante donne costrette a stare in casa con il marito violento, ai bambini costretti a vedere la propria madre denigrata, maltrattat­a e impotente, perché controllat­a a vista, e costretta al silenzio».

Come se ne esce?

«Con la tutela dei diritti fondamenta­li della persona, che in questo caso significa proteggere la donna nell’immediato e allontanar­e il partner violento. Abbiamo tutti gli strumenti per farlo e abbiamo leggi civili e penali sufficient­i. Ma c’è un problema».

Quale?

«Che le norme non vengono applicate. Se lo fossero, per ogni singola richiesta di aiuto ci sarebbe un intervento tempestivo di forze

Allarme denunce «Sono in netto calo e molte donne ci dicono che ora è difficile telefonare»

dell’ordine e autorità giudiziari­a, e la donna non sarebbe costretta a fuggire di casa, spesso mettendo a repentagli­o l’incolumità sua e dei suoi bambini, specie in questo periodo di rischio contagio».

Lei è ai vertici di Differenza Donna. Nei vostri centri antiviolen­za sono calate le richieste di aiuto?

«Da cinquanta chiamate al giorno siamo passate a dieci e le donne ci hanno segnalato via sms difficoltà a telefonare».

Le ministre Bonetti e Lamorgese e l’onorevole Valente hanno sollecitat­o i prefetti a individuar­e luoghi rifugio per le donne in difficoltà.

«A loro va un enorme grazie. Ma il problema non è soltanto di alloggio. Le donne devono essere accolte e seguite da operatrici esperte che le sostengano nel percorso di uscita dalla violenza e tutti devono essere in sicurezza».

Non lo sono?

«Se non si verifica che siano contagiate o meno dal coronaviru­s, se non ci sono i dispositiv­i di protezione necessari per loro, per le operatrici e per le donne già ospitate nei centri, la sicurezza non ci può essere, ci possono essere solo soluzioni tampone».

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