VIRUS IN NORD COREA, SAPPIAMO SOLO CHE NON SAPPIAMO NIENTE
L’intelligence americana ha sempre avuto grandi difficoltà nel raccogliere informazioni sulla Nord Corea ed oggi lo è ancora di più sul tema del virus. Una nebbia fitta. La versione ufficiale racconta che non vi sarebbero casi di Covid-19 e i media del partito suonano questa musica. Ma è davvero così? Le risposte si moltiplicano, a seconda degli schieramenti. 1) È probabile che il contagio non sia stato virulento, il regime ha adottato misure draconiane in un territorio già sotto controllo. Un bellissimo lavoro del New York Times, ad esempio, ha documentato una diminuzione dei traffici marittimi. Vitali per andare avanti. 2) Non è chiaro, però, quanto le stesse autorità nord coreane sappiano. 3) Ci sono stati report più pessimisti, con previsioni drammatiche e accuse al governo di mentire sull’emergenza.
Kim Jong-un ha giocato la sua partita. Prima ha cacciato alcuni funzionari perché non avrebbero eseguito ordini specifici nel contrasto e, imitando i cinesi, ha annunciato la costruzione di un nuovo ospedale. Ma, nello stesso tempo, ha insistito con i test bellici, ben 4 nell’arco di un mese. In alcuni era attorniato da militari con mascherine, poi scomparse in una delle ultime prove. Di nuovo gli osservatori hanno disegnato loro scenari: ci sta dicendo che si sente sicuro e che quanto accade nel mondo non compromette gli sforzi militari. Dunque tutto va bene. Di nuovo altri dubbi da parte degli esperti. Una serie di cambi tra i diplomatici è stata interpretata come un possibile cambio — in senso positivo — nei confronti degli Usa. Tesi soffocata sul nascere. Pyongyang ha fatto sapere di aver perso entusiasmo per le trattative a cause delle dichiarazioni del segretario di Stato Mike Pompeo, troppo insistente nel chiedere uno stop al riarmo. E così si torna alla casella uno: non sappiamo quello che non sappiamo.