«Insieme contro il virus»
Cremonini e Ferro aprono la serata, emoziona Bocelli Gag Bolle-raffaele sui telefonini, duetto Fedez-michielin
La maratona di Rai1 Artisti, sportivi ed esperti uniti per la raccolta di fondi
L’intimo delle case degli artisti, il pubblico — tanto numeroso quanto silenzioso —, esibizioni senza applausi specchio dell’italia in quarantena dove il rumore più forte rimane quello del silenzio. I mini live che hanno iniziato a popolare spontaneamente Instagram sono approdati ieri sera su Rai1 con Musica che unisce, uno smart show che a suo modo entra nella storia della tv: cantanti, ma anche sportivi, attori, comici, gente comune, esperti e virologi, tutti a casa, da remoto, in una maratona benefica al tempo del coronavirus (la raccolta fondi è destinata alla Protezione Civile).
«Questa sera Italia sei bellissima» canta Cesare Cremonini che «corregge» il testo della sua «Poetica» in apertura di serata. Virginia Raffaele e Roberto Bolle (con barba folta causa barbiere chiuso in stile Mattarella?) duettano a distanza sugli schermi di due telefonini sulle note di «You Never Can Tell» come John Travolta e Uma Thurman in Pulp Fiction. Un’idea e non solo una telecamera accesa. Il cantante dei Pinguini Tattici Nucleari — il gruppo indie-rivelazione dell’ultimo Sanremo — dedica la sua «Bergamo» alla città che è stata colpita al cuore più di altre: «Forse non te l’ho mai detto ma tu / Per me sei come Bergamo / So che potrebbe farti ridere ma / Migliori complimenti non ne ho». Andrea Bocelli in versione piano bar («come quando ero ragazzo con i capelli nei neri») canta Fred Bongusto («la canzone preferita dal mio babbo»), Gino Paoli, Fabio Concato, Renato Zero: anche qui c’è un’idea. Come se fosse una serata fra amici e non il classico recital con le arie d’opera o le romanze popolari. Ci sono Marco Mengoni, Tiziano Ferro, Levante,
Francesco Gabbani, Francesca Michielin con Fedez, Il Volo (case separate ovviamente), Elisa, i Negramaro con lo schermo diviso in sei, i vincitori degli ultimi due Festival di Sanremo, Mahmood e Diodato... C’è chi pesca nel repertorio il testo più adatto, chi offre una nuova lettura dell’ultimo singolo, senza paura di sbavare. Ci guadagna il coinvolgimento. La serata è un collage di pezzi, tanti tasselli di un mosaico, tanti volti, canzoni e consigli («stare a casa» viene ripetuto da tutti come un mantra).
Certo, a osare di più si poteva provare a mettere in piedi una vera diretta piuttosto che mandare una serie di contributi registrati che avevano come retrogusto qualcosa di inevitabilmente freddo. Alternare i pezzi già pronti con un po’ di live avrebbe restituito alla serata calore e umanità. E pazienza se le connessioni si fossero impallate: ormai i live di Instagram e gli interventi via Skype nei talk di questi giorni (o le conferenze con i colleghi in smart working) ci hanno abituato alle facce da pixel, ai discorsi che rimangono appesi, ai continui «riproviamo dopo».
Nessuna interruzione pubblicitaria (complimenti alla Rai) e la voce narrante di Vincenzo Mollica che ha fatto da raccordo tra tutti gli interventi: «È un’iniziativa che rientra a pieno titolo nello spirito del Servizio Pubblico — ha spiegato il giornalista poco prima della messa in onda —, è un insieme di abbracci, di musica e parole, da regalare a chi doverosamente e coscienziosamente sta a casa e rispetta le regole. E allo stesso tempo è un ringraziamento al lavoro della Protezione Civile, un segno di altruismo, solidarietà e vicinanza, un messaggio a stare uniti pur nella distanza e per aiutare chi ci aiuta ogni giorno».
Luca Zingaretti vede un’analogia tra l’impotenza di fronte della pandemia di oggi e quella della tragedia di Vermicino: «In tutte e due le occasioni l’italia si è fermata come fosse una sola, unica e meravigliosa famiglia». «Io parlo da solo» si dicono invece Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino, entrambi sentono delle voci, voci di gente sola, voci di persone che dicono la stessa cosa: stare a casa, avere pazienza, passerà... «però mannaggia che voglia di uscire». Eh già...