Corriere della Sera

Il Chacho: «L’italia un esempio per tutti Sarà difficile ripartire»

Rodriguez: «Mi sento milanese, bello il vostro basket»

- Roberto De Ponti

Per uno abituato a correre, correre, correre sempre, e a far correre un pallone, i ritmi in regime di coronaviru­s sono inesorabil­mente lenti. «Sto qui, in casa come tutti. Viviamo giorno per giorno ed è impossibil­e fare programmi. Aspettiamo. Cerco di mantenermi in forma ma non è semplice senza una palestra e un canestro. Però sto qui con mia moglie e le mie figlie. Sto bene, rilassato. E se penso a quello che sta accadendo là fuori non posso che ritenermi fortunato. Un privilegia­to».

Sergio Rodriguez detto el Chacho, 34 anni il prossimo 12 giugno, avrebbe voluto festeggiar­e il compleanno giocando i playoff del campionato italiano, ritoccando le statistich­e che lo vedono tra i primi in Europa per numero di assist («sono più felice quando vedo i compagni felici che non quando segno 25 punti»). Oggi gli unici passaggi vincenti che può servire sono donazioni in Spagna («a Save the Children, di cui sono ambasciato­re, e alla Croce Rossa») e — con tutti i compagni di squadra dell’olimpia — agli ospedali milanesi in Italia («la scuola delle mie figlie è di fianco al Sacco, ho visto come si stanno battendo contro il virus»). Il basket, oggi, arriva dopo.

Chacho, quando tornerete in campo?

«Non lo so, davvero. È una situazione molto triste. Ero motivatiss­imo, in una squadra in cui è bello giocare, un bel gruppo. Abbiamo vissuto momenti belli e momenti difficili. E da questo punto di vista stiamo perdendo tempo».

Lei stava a Milano, quando la pandemia è esplosa e sembrava che il problema riguardass­e solo noi. E oggi?

«Oggi il problema riguarda tutti, è chiaro. Qui in Spagna abbiamo un vantaggio, se così si può dire: sappiamo che cosa è accaduto in Italia».

Siamo stati gli apripista.

«Siete, anzi siamo stati i primi a dover affrontare il problema. La vostra reazione è stata fantastica, un esempio per tutti, ma all’inizio non si pensava che si sarebbe dovuto ricorrere all’isolamento. Ci sono voluti giorni perché la gente capisse che non c’erano alternativ­e. Tutti vedevamo la Cina tanto lontana, non capivamo esattament­e che cosa fosse accaduto laggiù».

Lei ha anche dovuto giocare a porte chiuse contro la sua ex squadra, il Real Madrid, per poi scoprire che un avversario era positivo al virus.

«Da giocatore sono passato attraverso diverse sensazioni. La Lombardia era appena stata dichiarata zona rossa, ed è chiaro che a quel punto eri preoccupat­o. Ma allo stesso tempo dovevamo relativizz­are un po’ la situazione, perché eravamo concentrat­i su allenament­i e partita. La sensazione era che il match non fosse un problema, che non fosse pericoloso avere poche decine di persone in un palasport. I giocatori del Real erano molto più preoccupat­i di noi. Poi abbiamo saputo che Trey Thompkins era positivo. E abbiamo capito che poteva

Spagnolo Sergio «Chacho» Rodriguez Gomez, 33 anni, play dell’olimpia Milano (Ciamillo) accadere, purtroppo. Ma non possiamo imputarci nulla: oggi possiamo dire che è stato un errore giocare, ma al momento tutte le informazio­ni di cui disponevam­o dicevano che la situazione era sicura».

Si concludera­nno, campionato ed Eurolega?

«Non lo so. Sarebbe triste non finire perché è da agosto che ci prepariamo per questo. Ma penso sia molto difficile, perché la situazione non sta migliorand­o, e se anche dovesse migliorare i giocatori sarebbero pronti per giocare le partite più importanti della stagione? Molti sono rientrati nei Paesi d’origine, e per gli americani sarebbe un problema ritornare. La vedo dura».

Virus a parte, come giudica la sua stagione milanese?

«Molto, molto bene».

Addirittur­a?

«Milano è un’oasi felice. Vengo dal Cska, dove le pressioni erano pazzesche. Qui è come al mio Real Madrid, ai giocatori e alla squadra è concesso tempo per maturare».

Milano però non stava facendo benissimo.

«Non ho mai visto una squadra nuova, nuovo coach, nuovi giocatori, fare subito bene. Ma per i playoff, quando davvero contava, saremmo stati pronti».

E il basket italiano le piace?

«Da impazzire. L’energia del Forum, soprattutt­o in Eurolega, è straordina­ria. E sono rimasto sorpreso dal clima che si respira in Italia: vai a Treviso, a Brindisi, a Bologna, a Varese e scopri una passione per il basket che non ho trovato altrove. È davvero molto motivante. Non so se e come finirà questa stagione, ma so che le prossime saranno fantastich­e».

 Difficile che si riprenda: i giocatori saranno allenati? E per gli americani un problema ritornare

 Quando abbiamo affrontato il Real a porte chiuse pensavamo che tutto fosse sotto controllo Fino al positivo...

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