Il virus prima del «paziente 1»: ecco le mappe
La mappa del contagio da Covid-19 in Lombardia prima che si scoprisse il «paziente 1». Il virus era tra noi da tempo.
L’epidemia «oscura» diventa visibile. Rappresentata a colori. Il coronavirus prima del «Paziente 1». Arese e Cornegliano Laudense. Questi due Comuni, in provincia di Milano e Lodi, sono i primi che appaiono nella mappa elaborata dalla task force di Regione Lombardia per ricostruire la diffusione del Covid19. Già al 15 gennaio tra i loro abitanti (quasi 20 mila il primo, 3 mila il secondo) c’erano i primi malati. Dopo il «Paziente 1» scoperto il 21 febbraio a Codogno, è partita l’operazione di tracciamento dei contatti per individuare i focolai del virus. Successivamente, ai positivi al tampone è stato chiesto di ricordare quando fossero comparsi i sintomi. Attraverso queste indagini su 5.800 casi la squadra regionale è andata a ritroso nel tempo e individuato già a gennaio la comparsa del virus. La mappa e altre informazioni sulle prime due settimane di epidemia, pubblicate nei giorni scorsi dal Corriere, sono state inserite in uno studio dei tecnici del Pirellone in corso di pubblicazione.
«Le mappe riportano i numeri assoluti dei contagi — spiega l’epidemiologo Marcello Tirani, che fa parte della squadra regionale —, col passare dei giorni evidenziano i cluster del contagi nella bassa Lodigiana, a Cremona e nella
Bergamasca». I primi segnali a Codogno, riporta il documento, risalgono alla fine di gennaio. Nelle settimane iniziali gli esperti hanno calcolato un intervallo di 6,6 giorni tra la comparsa dei sintomi in un paziente e quella nelle persone da lui contagiate, in linea con il dato cinese. Nella fase esponenziale dell’epidemia hanno calcolato che ciascun malato ha trasmesso il virus in media a 2,3-3,1 altre persone.
Numeri e curve sono serviti e servono tuttora a pianificare le strategie per arginare il virus, spiega Tirani, cosicché gli interventi abbiano una base scientifica. Lo studio è in via di aggiornamento, con i dati relativi a 60 mila pazienti. Nelle mappe future verrà inserita anche Milano.
Molti epidemiologi consultati dal Corriere ritengono che sia fondamentale fare luce sull’epidemia nel suo momento sconosciuto (pre-codogno) per capire se ci siano meccanismi utili per verificare come agire e come intervenire su nuovi focolai quando si accenderanno nelle prossime settimane. Il punto chiave sta nella individuazione rapida, nel tracciamento e nel contenimento: una catena di azioni che, per tempi, andrà accorciata il più possibile. E si potrà fare anche avendo una più chiara visione del perché il virus all’inizio è circolato per quasi due mesi senza essere intercettato.