Ma nella regione il via libera fa flop I sindaci decidono: «I bar non aprono»
È bagarre istituzionale in Calabria dopo la decisione della presidente di Forza Italia Jole Santelli di anticipare i termini della riapertura di ristoranti, bar e pizzerie con tavoli all’aperto, fissata dal governo per il 4 maggio. Solo pochi locali, comunque, hanno alzato la saracinesca. A
Vibo Valentia il proprietario del bar «Machu Picchu», 40 metri quadrati, nella centralissima Piazza Martiri d’ungheria, a due passi dal Municipio, alle 11,30 aveva già servito 40 caffè. Il locale non è stato sanificato, il contatto con i clienti è senza barriere, il caffè e l’aperitivo sono serviti come si faceva prima della pandemia.
«Dobbiamo pur campare — spiega il gestore —.Quando sarà certamente,mi metterò in regola e farò le dovute trasformazioni». A Catanzaro il «Tiramisù» ieri mattina ha servito una decina di clienti fuori, ai tavoli. Anche qui poche le precauzioni. Gli avventori erano senza mascherina e guanti, quasi a contatto. Hanno bevuto il caffè e chiacchierato a lungo. Sino all’arrivo della polizia urbana che ha imposto la chiusura per effetto dell’ordinanza emessa dal sindaco Sergio Abramo(fi). Il primo cittadino del capoluogo di regione è stato tra i sindaci che hanno deciso di vietare l’apertura annullando l’ordinanza della presidente Santelli. A Cosenza un altro bar ieri ha aperto i battenti, l’«ice cafè». «Solo per iniziare le pulizie» dice il proprietario del locale a pochi passi dal centro. Qualcuno però ha approfittato per entrare e degustare un caffè. Anche qui senza alcuna precauzione.
Altri primi cittadini come Paolo Mascaro (FI) di Lamezia Terme e Giuseppe Falcomatà (Pd) di Reggio Calabria, non hanno condiviso il provvedimento di apertura deciso dalla presidenza della Regione e hanno disposto la sospensione dell’ordinanza della governatrice Santelli. Mentre per Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, la decisione è stata «avventata».
Jole Santelli ieri sera ha firmato un nuovo provvedimento che chiude i confini regionali per impedire il nuovo esodo dalle regioni maggiormente contagiate. «Nessun conflitto con i sindaci — ha replicato —. Non ci trovo nulla di esagerato e non capisco che differenza ci sia tra l’asporto e mettere qualche tavolino fuori per far mangiare la gente» ha spiegato.