La soglia di rischio dei due metri e dei 15 minuti
Che fine fanno dati e codici associati a ogni telefono
La funzione dell’app è di individuare e segnalare i contatti a rischio. Ma quali sono? Per ora il governo vuole usare come criterio che ci sia rischio di infezione per chiunque si trovi entro due metri da una persona positiva al coronavirus per almeno 15 minuti. Si tratta di una approssimazione statistica (più a lungo si sta vicino a un individuo contagioso più alta è la probabilità di infettarsi) sulla base delle conoscenze disponibili sul virus, e può essere aggiornata con le ricerche su Covid-19. L’algoritmo riesce a includere nel calcolo del rischio un margine di errore nella distanza e durata dei contatti. La distanza dall’altro dispositivo viene rilevata in base alla potenza del segnale bluetooth low energy. L’aggiornamento preparato da Apple e Android aiuta a riconoscere i bluetooth tra sistemi operativi diversi e quindi a rendere la stima più precisa (anche perché un iphone o Samsung, per esempio, hanno parametri di potenza diversa).
Uno degli aspetti che sono stati più discussi è dove conservare i codici anonimi associati a ogni telefono con l’app. Questa infatti registra le stringhe dei dispositivi (se hanno la app) che sono stati per almeno 15 minuti entro i due metri di distanza. Il governo ha optato per il modello decentralizzato: il telefono si connette periodicamente al server Sogei che gli comunica la lista dei codici associati ai positivi e solo il telefono sa se uno di quei codici corrisponde a uno di quelli incontrati. In questo modo però il server centrale non sa quanti sono i potenziali contagi. Il Sistema sanitario invece conosce in maniera indipendente chi sono i malati perché sono ovviamente persone risultate positive a un tampone fatto dai medici. In un secondo momento potrebbe essere aggiunto un diario clinico per rilevare i sintomi (sempre solo sul dispositivo). Ed eventualmente a parte o su un’altra app una sezione per monitorare gli infetti.